Migliore la salute del Papa. In questa settimana infatti è uscito, a sorpresa, alcune volte da Casa S. Marta, come sabato 12 aprile per recarsi in preghiera venerando Maria S.S. Salus Popoli Romani a S. Maria Maggiore o salutando i pellegrini domenica 13 in piazza San Pietro. Non ancora l’udienza, il cui testo previsto per mercoledì è stato diffuso in maniera scritta, dell’Angelus domenicale è stato diffuso in forma scritta. Continua in tutto il mondo la preghiera per la salute di papa Francesco in questo tempo di prolungata convalescenza.
Continuando la catechesi su “La vita di Gesù. Gli incontri”, Francesco ha commentato la figura dell’uomo ricco (un tale, senza none) del Vangelo di Marco,che chiede che cosa debba fare per avere in eredità la vita eterna. E’ un uomo che “fin da giovane ha osservato i comandamenti”, senza però trovare “il senso della sua vita.” Cerca, forse senza decidersi a fondo, pur sembrando impegnato. “Al di là, infatti, delle cose che facciamo, dei sacrifici o dei successi, ciò che veramente conta per essere felici è quello che portiamo nel cuore” E’ come una nave, che pur meravigliosa, se non tira su le zavorre e le ancore, non riuscirà mai a partire. “Quest’uomo si è costruito una nave di lusso, ma è rimasto nel porto!”
Il Pontefice ha fatto notare, nella domanda che pone a Gesù, i verbi fare ed avere in vista della vita eterna. L’osservanza della Legge non gli ha dato la felicità, ma sembra non conoscere “il vocabolario della gratuità! Tutto sembra dovuto. Tutto è un dovere. La vita eterna è per lui un’eredità, qualcosa che si ottiene per diritto, attraverso una meticolosa osservanza degli impegni. Ma in una vita vissuta così, anche certamente a fin di bene, quale spazio può avere l’amore?”
Gesù “va al di là dell’apparenza, (…) va oltre e guarda dentro”, perché “guarda dentro ognuno di noi, ci ama come siamo veramente”, vedendo le nostre fragilità ed il desiderio di essere amati così come siamo. Così guardandolo dentro “lo amò”, ancor prima di inviarlo a seguirlo, perché “l’amore di Gesù è gratuito”, al contrario della logica del merito che assillava questa persona. “Siamo veramente felici quando ci rendiamo conto di essere amati così, gratuitamente, per grazia”, perché se cerchiamo di “comprare l’amore o di elemosinare l’affetto,” le relazioni che stabiliamo non ci faranno mai sentire felici.
Cristo gli propone di cambiare il suo modo di vivere e di relazionarsi con Dio, riconoscendo che, “in tutti noi, c’è il desiderio di essere voluti bene.” C’è una ferita come esseri umani “attraverso cui può passare l’amore”, che, per esser colmata non chiede di “comprare” riconoscimenti, affetto, considerazione, ma di “vendere” tutto quello che ci appesantisce, per rendere più libero il nostro cuore. Non prendere per noi stessi, ma “piuttosto dare ai poveri, mettere a disposizione, condividere.”
E poi l’invito di Gesù è a non rimanere da solo, ma a seguirlo, vivendo una relazione, per uscire dall’anonimato. Solo all’interno di una relazione, dove qualcuno ci chiama, potremo ascoltare il nostro nome, perché restando soli, continueremo a restare dei “tali”, anonimi. E’ ciò che frequentemente accade oggi, in una cultura dell’autosufficienza e dell’individualismo, scoprendoci più infelici.
Purtroppo quell’uomo “non accoglie l’invito di Gesù e rimane da solo, perché le zavorre della sua vita lo trattengono nel porto”; rimane triste perché non è riuscito a partire. “La speranza è che questa persona, come ognuno di noi, prima o poi possa cambiare e decidere di prendere il largo”. Di qui l’invito del Papa di affidare “al Cuore di Gesù tutte le persone tristi e indecise,” per sentire lo sguardo d’amore del Signore, che ci guarda sempre con tenerezza.
Chiediamoci:
Migliore la salute del Papa. In questa settimana infatti è uscito, a sorpresa, alcune volte da Casa S. Marta, come sabato 12 aprile per recarsi in preghiera venerando Maria S.S. Salus Popoli Romani a S. Maria Maggiore o salutando i pellegrini domenica 13 in piazza San Pietro. Non ancora l’udienza, il cui testo previsto per mercoledì è stato diffuso in maniera scritta, dell’Angelus domenicale è stato diffuso in forma scritta. Continua in tutto il mondo la preghiera per la salute di papa Francesco in questo tempo di prolungata convalescenza.
Continuando la catechesi su “La vita di Gesù. Gli incontri”, Francesco ha commentato la figura dell’uomo ricco (un tale, senza none) del Vangelo di Marco,che chiede che cosa debba fare per avere in eredità la vita eterna. E’ un uomo che “fin da giovane ha osservato i comandamenti”, senza però trovare “il senso della sua vita.” Cerca, forse senza decidersi a fondo, pur sembrando impegnato. “Al di là, infatti, delle cose che facciamo, dei sacrifici o dei successi, ciò che veramente conta per essere felici è quello che portiamo nel cuore” E’ come una nave, che pur meravigliosa, se non tira su le zavorre e le ancore, non riuscirà mai a partire. “Quest’uomo si è costruito una nave di lusso, ma è rimasto nel porto!”
Il Pontefice ha fatto notare, nella domanda che pone a Gesù, i verbi fare ed avere in vista della vita eterna. L’osservanza della Legge non gli ha dato la felicità, ma sembra non conoscere “il vocabolario della gratuità! Tutto sembra dovuto. Tutto è un dovere. La vita eterna è per lui un’eredità, qualcosa che si ottiene per diritto, attraverso una meticolosa osservanza degli impegni. Ma in una vita vissuta così, anche certamente a fin di bene, quale spazio può avere l’amore?”
Gesù “va al di là dell’apparenza, (…) va oltre e guarda dentro”, perché “guarda dentro ognuno di noi, ci ama come siamo veramente”, vedendo le nostre fragilità ed il desiderio di essere amati così come siamo. Così guardandolo dentro “lo amò”, ancor prima di inviarlo a seguirlo, perché “l’amore di Gesù è gratuito”, al contrario della logica del merito che assillava questa persona. “Siamo veramente felici quando ci rendiamo conto di essere amati così, gratuitamente, per grazia”, perché se cerchiamo di “comprare l’amore o di elemosinare l’affetto,” le relazioni che stabiliamo non ci faranno mai sentire felici.
Cristo gli propone di cambiare il suo modo di vivere e di relazionarsi con Dio, riconoscendo che, “in tutti noi, c’è il desiderio di essere voluti bene.” C’è una ferita come esseri umani “attraverso cui può passare l’amore”, che, per esser colmata non chiede di “comprare” riconoscimenti, affetto, considerazione, ma di “vendere” tutto quello che ci appesantisce, per rendere più libero il nostro cuore. Non prendere per noi stessi, ma “piuttosto dare ai poveri, mettere a disposizione, condividere.”
E poi l’invito di Gesù è a non rimanere da solo, ma a seguirlo, vivendo una relazione, per uscire dall’anonimato. Solo all’interno di una relazione, dove qualcuno ci chiama, potremo ascoltare il nostro nome, perché restando soli, continueremo a restare dei “tali”, anonimi. E’ ciò che frequentemente accade oggi, in una cultura dell’autosufficienza e dell’individualismo, scoprendoci più infelici.
Purtroppo quell’uomo “non accoglie l’invito di Gesù e rimane da solo, perché le zavorre della sua vita lo trattengono nel porto”; rimane triste perché non è riuscito a partire. “La speranza è che questa persona, come ognuno di noi, prima o poi possa cambiare e decidere di prendere il largo”. Di qui l’invito del Papa di affidare “al Cuore di Gesù tutte le persone tristi e indecise,” per sentire lo sguardo d’amore del Signore, che ci guarda sempre con tenerezza.
Chiediamoci:
- Osservo i comandamenti, cercando il senso della mia vita?
- Capisco che ciò che conta sia ciò che portiamo nel cuore?
- Conosco il vocabolario delle gratuità oppure tutto mi sembra un dovere?
- In una vita vissuta solo nell’osservanza dei doveri, quale spazio può avere l’amore?
- Mi lascio guardare da Gesù che va oltre l’apparenza e guarda dentro?
- Cosa vede Gesù quando guarda dentro di noi e ci ama, nonostante le nostre distrazioni e i nostri peccati?
- Accolgo l’invito di Gesù a vendere ciò che mi appesantisce, a dare, a condividere?
- Mi deciso a seguire Gesù, vivendo una relazione d’amore e a prendere il largo?
- Prego affidando al S. Cuore tutte le persone tristi ed indecise?