“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. (…) L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda»”. (Lc 6,39-40.45)

L’esempio evangelico trova una sua applicazione artistica nell’opera dell’olandese Pieter Bruegel il Vecchio, così chiamato per distinguerlo dall’omonimo figlio, anch’egli artista, simbolo della pittura fiamminga. La sua arte si caratterizza, anche perché è solito rappresentare scene di vita quotidiana e semplice del ceto umile e popolare dei fiamminghi.
In quest’opera del 1568 (conservata a Napoli, al Museo di Capodimonte) il pittore raffigura sei ciechi, come spesso se ne vedevano in giro per il paese, mentre avanzano in un percorso delimitato da un fiume da un lato e da un villaggio con una chiesa dall’altro. Una sorta di diagonale che, nella tela, termina in basso a destra, evidenzia il drammatico isolamento delle figure. Alcuni ciechi in fila perdono l’equilibrio e, come in una ripresa a rallentatore, cadono a terra. La faccia del primo, rovesciato sulla schiena, non è visibile, mentre il secondo gira il capo durante la caduta. Il terzo condivide il bastone con il secondo, dal quale verrà trascinato. L’uomo di sinistra soffre di leucemia corneale, mentre quello di destra di amaurosi. Al cieco con il copricapo bianco sono stati cavati i globi oculari, probabilmente in seguito a una lite, ma il pittore non sembra mostrare alcuna compassione per i suoi soggetti. Bruegel prende le distanze dalla tradizione pittorica del suo tempo, che era solita raffigurare i ciechi come beneficiari di doni celestiali. Sceglie invece di ritrarre i propri uomini abbandonati a loro stessi, in procinto di cadere, assegnando a ogni personaggio una patologia oculare diversa. Nella letteratura di allora il fatto che ciechi guidassero altri ciechi era considerata una dimostrazione di stupidità. Bruegel si collega al versetto evangelico di un cieco che non può guidare un altro cieco.