Mercoledì 5 febbraio 2025, all’udienza generale, (con l’aiuto di un officiale della Segreteria di Stato per la difficoltà a causa di un raffreddore) Francesco ha continuato la catechesi su Gesù Cristo nostra speranza, soffermandosi sulla visita di Maria a S. Elisabetta che, nel grembo di sua madre, visita il suo popolo.
Dopo l’annuncio dell’Angelo, Maria si mette in viaggio, “come tutti i chiamati della Bibbia”, poiché “l’unico atto col quale l’uomo può corrispondere al Dio che si rivela è quello della disponibilità illimitata” (H.U. von Balthasar, Vocazione, Roma 2002, 29). Ella “non sceglie di proteggersi dal mondo, non teme i pericoli e i giudizi altrui, ma va incontro agli altri.” Perché, come dice S. Paolo, “l’amore del Cristo ci possiede” (2 Cor 5,14). Così “Maria avverte la spinta dell’amore e va ad aiutare Elisabetta, in una gravidanza insperata, ma “anche per condividere la fede nel Dio dell’impossibile e la speranza nel compimento delle sue promesse.”
L’incontro produce un impatto sorprendente: la voce di Maria “provoca la profezia nel bambino che l’anziana porta in grembo” e suscita in lei una duplice benedizione: per il frutto del suo grembo e per la sua fede, perché ha creduto! Di fronte a ciò la Madonna innalza la sua “lode piena di fede, di speranza e di gioia, un cantico che risuona ogni giorno nella Chiesa durante la preghiera dei Vespri: il Magnificat (Lc 1,46-55).” Questo “è un solenne memoriale che sintetizza e compie la preghiera d’Israele”, ricco di risonanze bibliche, perché Maria non si pone “fuori dal coro”, ma si sintonizza con i padri, “esaltando la sua compassione verso gli umili, quei piccoli che Gesù nella sua predicazione dichiarerà «beati» (cfr Mt 5,1-12).”
IlMagnificat è anche un canto di redenzione, sullo sfondo della liberazione d’Israele dall’Egitto: Maria “canta la grazia del passato ma è la donna del presente che porta in grembo il futuro.” Nel cantico si distinguono due parti: la prima “loda l’azione di Dio in Maria, microcosmo del popolo di Dio che aderisce pienamente all’alleanza, la seconda spazia sull’opera del Padre nel macrocosmo della storia dei suoi figli, attraverso tre parole-chiave”, ossia “memoria”, “misericordia” e “promessa”.
Dio che si è chinato su di lei per compiere “grandi cose” e “renderla madre del Signore,” compie la sua opera di salvezza a partire dall’esodo, ricordandosi della benedizione ad Abramo (cfr Gen 12,1-3). E’ un flusso “ininterrotto di amore misericordioso ‘di generazione in generazione’ (Lc 1,50) sul popolo fedele all’alleanza, e ora manifesta la pienezza della salvezza nel Figlio suo, inviato a salvare il popolo dai suoi peccati.” E’ allora la Pasqua è la categoria che permette di “comprendere ogni liberazione successiva, fino a quella realizzata dal Messia nella pienezza dei tempi.”
Di qui l’invito a chiedere al Signore “la grazia di saper attendere il compimento di ogni sua promessa”, aiutandoci “ad accogliere nelle nostre vite la presenza di Maria”. Alla sua scuola, scopriremo “che ogni anima che crede e spera ‘concepisce e genera il Verbo di Dio’ (S. Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca 2, 26).”
Chiediamoci:
- Mi pongo in ascolto della chiamata di Dio che continua ad invitarci a vivere nel suo amore?
- Mi metto in una disponibilità illimitata per corrispondere a Dio?
- Mi lascio guidare della spinta dell’amore di Dio?
- So condividere la fede nel Dio dell’impossibile e la speranza nel compimento delle sue promesse?
- Quante risonanze bibliche nel Magnificat! So far risonare in me la Parola di Dio?
- Riconosco l’amore misericordioso di Dio che si manifesta nel Figlio Salvatore?
- So accogliere nella mia vita la presenza di Maria?