Mercoledì 6 novembre 2024, all’Udienza generale, proseguendo il ciclo di catechesi sullo Spirito Santo, il Papa si è soffermato sul rapporto tra Spirito Santo e preghiera, in quanto in essa si esplica “l’azione santificatrice dello Spirito Santo, oltre che attraverso la Parola di Dio e i Sacramenti”. Lo Spirito, infatti, è nello stesso tempo “soggetto” e “oggetto”, poiché “noi preghiamo per ricevere lo Spirito Santo e riceviamo lo Spirito Santo per poter pregare veramente, cioè da figli di Dio, non da schiavi”. Per farlo, è necessario “pregare sempre con libertà”, da figli e non da schiavi, perché la preghiera è libera. Così è lo Spirito che ci aiuta a pregare e se non ne sentiamo nel cuore il bisogno, occorre domandarsi il perché: “sempre, la spontaneità nella preghiera è quello che ci aiuta di più.”
Prima di tutto “dobbiamo pregare per ricevere lo Spirito Santo”, come succede ai “piccolini” ai quali ognuno di noi sa dare cose buone. Occorre ricordare che “nel Nuovo Testamento vediamo lo Spirito Santo discendere sempre durante la preghiera”: su Gesù nel battesimo al Giordano, mentre “stava in preghiera” (Lc 3,21), o a Pentecoste sui discepoli, mentre “erano perseveranti e concordi nella preghiera” (At 1,14). Ecco il potere della preghiera, l’unico che “abbiamo sullo Spirito di Dio”, perché Lui “non resiste alla preghiera. Preghiamo e viene”, come sul Monte Carmelo contro i falsi profeti di Baal: “Elia si mise in preghiera e il fuoco scese e consumò l’olocausto” (cfr 1 Re 18,20-38). Per questo la Chiesa “ha sempre sulla bocca l’implorazione ‘Vieni! Vieni!’ ogni volta che si rivolge allo Spirito Santo.” E lo fain particolare “nella Messa perché discenda come rugiada e santifichi il pane e il vino per il sacrificio eucaristico.”
C’è poi un altro aspetto, più importante ed incoraggiante: “lo Spirito Santo è Colui che ci dona la vera preghiera,” perché, come ricorda San Paolo “viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio” (Rm 8,26-27). Dobbiamo “imparare ogni giorno” a pregare, con l’aiuto dello Spirito Santo, ricordando un facile detto latino (anche per chi non lo conosce), “perché da solo contiene un intero trattato” che dice: “Noi esseri umani, (…) ‘mali, mala, male petimus’, che vuol dire: essendo cattivi (mali), chiediamo cose sbagliate (mala) e in modo sbagliato (male)”.
“Chiediamo al Signore il Regno, e tutto viene con esso” e non il sovrappiù, cioè i nostri interessi.Lo Spirito Santo poi “fa qualcosa di molto importante”, perché “ci attesta che siamo figli di Dio e mette sulle nostre labbra il grido: Padre!” (Rm 8,15; Gal 4,6). Lo possiamo fare solo con la forza dello Spirito Santo. “La preghiera cristiana non è l’uomo che da un capo del telefono parla a Dio all’altro capo”, ma “è Dio che prega in noi! Preghiamo Dio per mezzo di Dio. Pregare è mettersi dentro Dio e che Dio entri dentro di noi,” rivelandosi come “paraclito”, ossia “avvocato e difensore”. Egli “non ci accusa davanti al Padre, ma ci difende. (…) Ci convince del fatto che siamo peccatori, ma lo fa per poterci far gustare la gioia della misericordia del Padre, non per distruggerci con sterili sensi di colpa. Anche quando il nostro cuore ci rimprovera di qualcosa, Egli ci ricorda che Dio è più grande del nostro cuore”.
Ecco perché è importante mettersi in preghiera, chiamare lo Spirito Santo, perché ci insegni come chiedere perdono. “Dio non sa molta grammatica e quando noi chiediamo perdono, non ci lascia finire! (…) Ci perdona prima, ci perdona sempre, è sempre accanto a noi per perdonarci, prima che noi finiamo la parola perdono”.
Lo Spirito Santo poi “ci insegna anche a intercedere, a nostra volta, per i fratelli”; quanto è importante la preghiera di intercessione, che è “particolarmente gradita a Dio perché è la più gratuita e disinteressata! Quando ognuno prega per tutti, avviene – lo diceva Sant’Ambrogio – che tutti pregano per ognuno; la preghiera si moltiplica” (Su Caino e Abele, I, 39). La preghiera è “un compito tanto prezioso e necessario nella Chiesa”, specie preparandoci al Giubileo: unirci al Paraclito che “intercede per tutti noi secondo i disegni di Dio”. Si tratta non di pregare con il cuore e non con le labbra, non fare come i pappagalli dicendo: “Aiutami, Signore” o “Ti voglio bene, Signore”.
Chiediamoci:
- Prego pregare sempre con libertà, da figlio e non da schiavo?
- Mi capita di non sentire la voglia di pregare?
- So chiedermi il perché e cosa succeda nella mia vita?
- Vivo la spontaneità nella preghiera sapendo che è quello che ci aiuta di più?
- Prego per ricevere lo Spirito Santo?
- Invoco lo Spirito Santo perché venga?
- Lo riconosco quando nell’Eucaristia discende e santifica il pane e il vino per il sacrificio eucaristico?
- Chiedo allo Spirito Santo che mi insegni a pregare?
- Mi ricordo innanzitutto di chiedere il regno di Dio?
- Capisco che pregare è mettersi dentro Dio e che Dio entri dentro di noi?