La parola di Papa Francesco

Concludendo la catechesi del ciclo sui vizi e le virtù, mercoledì 22 maggio 2024, il Papa ha riflettuto sull’umiltà che è la “grande antagonista” della superbia, “che ci salva dal Maligno, e dal pericolo di diventare suoi complici” e “riporta tutto nella giusta dimensione”.

E’ una virtù che non fa parte del settenario (virtù cardinali e teologali), ma che è “alla base della vita cristiana.” Essa “è tutto”, (…) è la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa. Dove non c’è umiltà c’è guerra, che discordia, c’è divisione. Dio ce ne ha dato l’esempio in Gesù e in Maria, perché sono la nostra salvezza e la nostra felicità. E l’umiltà è proprio la via, il cammino alla salvezza.”

Se l’orgoglio e la superbia gonfiano il cuore umano, “l’umiltà riporta tutto nella giusta dimensione: siamo creature meravigliose ma limitate, con pregi e difetti.” E’ ciò che ci ricorda la Bibbia quando dice “che siamo polvere”, come indica anche indica l’etimologia di “umile” che deriva da humus, cioè terra. “Eppure nel cuore umano sorgono spesso deliri di onnipotenza, tanto pericolosi! E questo ci fa tanto male.”

Basterebbe soffermarsi a “contemplare un cielo stellato” per liberarsi “dalla superbia” e “ritrovare la giusta misura”. Ampliando poi il proprio sguardo grazie alla “scienza moderna”, ci si renderebbe conto del “mistero che ci circonda e ci abita”. Umili e beate sono “le persone che custodiscono in cuore questa percezione della propria piccolezza”. E’ la beatitudine dei “poveri in spirito” che “sta alla base di quelle che seguono: infatti la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore nascono da quel senso interiore di piccolezza. L’umiltà è la porta d’ingresso di tutte le virtù.”

L’umiltà e la povertà di spirito sono indicate dal Vangelo come “fonte di tutto”; si pensi che l’annunciazione avviene in “uno sperduto paesino di Galilea,” e la prescelta “non è una reginetta cresciuta nella bambagia, ma una ragazza sconosciuta: Maria”. E’ lo stupore del Magnificat: “l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,46-48). Potremmo dire che Dio “è attratto dalla piccolezza di Maria, che è soprattutto una piccolezza interiore. Ed è attratto anche dalla nostra piccolezza, quando noi la accettiamo.”

Da qui Maria non calca il palcoscenico, ma subito decide di andare ad aiutare la cugina Elisabetta, assistendola negli ultimi mesi di gravidanza. E’ un gesto che vede solo Dio. “Da questo nascondimento, la Vergine sembra non volere uscire mai. (…) Nemmeno la verità più sacra della sua vita – l’essere Madre di Dio – diventa per lei motivo di vanto davanti agli uomini. In un mondo che è una rincorsa ad apparire, a dimostrarsi superiori agli altri, Maria cammina decisamente, con la sola forza della grazia di Dio, in direzione contraria.”

Non sono mancati “momenti difficili, giorni in cui la sua fede avanzava nell’oscurità. Ma questo non ha mai fatto vacillare la sua umiltà, che in Maria è stata una virtù granitica.” Ecco Maria: “lei è sempre piccola, sempre spoglia di sé, sempre libera da ambizioni.”  La sua piccolezza è la sua forza invincibile: ai piedi della croce o “nei giorni precedenti la Pentecoste, a raccogliere il gregge dei discepoli, i quali non erano stati capaci di vegliare un’ora soltanto con Gesù, e lo avevano abbandonato al sopraggiungere della tempesta.”

Chiediamoci:

  • Guardo all’esempio di umiltà di Gesù e di Maria nella mia vita?
  • L’umiltà è nella mia vita la via, il cammino alla salvezza?
  • Sto attento che non sorgano nel mio cuore deliri di onnipotenza, tanto pericolosi?
  • Provo a soffermarmi a contemplare un cielo stellato per liberarmi dalla superbia e ritrovare la giusta misura?
  • Mi rendo conto del mistero che ci circonda e ci abita, grazie alla scienza moderna?
  • Penso che umili e beate sono le persone che custodiscono in cuore la percezione della propria piccolezza?
  • Guarda all’umiltà granitica di Maria S.S., come forza invincibile?