Continuando la catechesi sui vizi e le virtù, mercoledì 7 febbraio 2024, all’Udienza generale, il Papa ha riflettuto sulla tristezza che può insinuarsi e prostrare una persona fino ad abbatterla, “un’afflizione costante che impedisce all’uomo di provare gioia per la propria esistenza.”
Riferendosi, come sempre, all’insegnamento dei Padri, ha fatto una distinzione tra due diversi generi di tristezza, tra quella che è utile alla vita cristiana e che la grazia di Dio trasforma in gioia, e quella che “si insinua nell’anima e che la prostra in uno stato di abbattimento“. E’ questa tristezza che va combattuta “risolutamente e con tutta forza, perché essa viene dal Maligno”.
Lo ricorda anche l’apostolo Paolo quando dice che “la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte.” (2 Cor 7,10).
Come per il figliol prodigo, è la “tristezza amica, che ci porta alla salvezza”, perché lo spinge a rientrare in sé e a tornare a casa. “È una grazia gemere sui propri peccati, ricordarsi dello stato di grazia da cui siamo decaduti, piangere perché abbiamo perduto la purezza in cui Dio ci ha sognati.”
L’altro tipo, è “una malattia dell’anima“, legata all’esperienza di una perdita, che nasce nel cuore dallo svanire di un desiderio, di un sogno, di una speranza. E’ il caso dei discepoli di Emmaus che “con il cuore deluso”, camminano verso Gerusalemme. “Quando questo capita, è come se il cuore dell’uomo cadesse in un precipizio, e i sentimenti che prova sono scoraggiamento, debolezza di spirito, depressione, angoscia. Tutti attraversiamo prove che generano in noi tristezza, perché la vita ci fa concepire sogni che poi vanno in frantumi. In questa situazione, qualcuno, dopo un tempo di turbamento, si affida alla speranza; ma altri si crogiolano nella malinconia, permettendo che essa incancrenisca il cuore.”
Questo tipo di tristezza è come “il piacere del non piacere“, è “essere contento che questo non sia successo, è come prendere una caramella amara, senza zucchero, cattiva e succhiare quella caramella“. E’ il “cullarsi in un dolore senza fine”, perché come racconta il monaco Evagrio, “tutti i vizi hanno di mira un piacere, per quanto effimero esso possa essere, mentre la tristezza gode del contrario.” E’ il caso di “certi lutti protratti” o di “certe amarezze rancorose” che portano la persona a vivere perennemente uno stato d’animo rivendicativo o di vittimismo che non produce una vita sana, n’è tanto meno cristiana. Da emozione naturale la tristezza diventa allora qualcosa di malvagio. “È un demone subdolo, quello della tristezza“. Per questo bisogna stare attenti “e pensare che Gesù ci porta la gioia della risurrezione.” Così vedere se sia una tristezza buona oppure no, reagendo secondo la natura della tristezza. “Non dimenticatevi che la tristezza può essere una cosa molto brutta che ci porta al pessimismo, ci porta a un egoismo che difficilmente guarisce.”
Infatti “per quanto la vita possa essere piena di contraddizioni, di desideri sconfitti, di sogni irrealizzati, di amicizie perdute, grazie alla risurrezione di Gesù possiamo credere che tutto sarà salvato. Gesù non è risorto solo per sé stesso, ma anche per noi, per riscattare tutte le felicità che nella nostra vita sono rimaste incompiute. La fede scaccia la paura, e la risurrezione di Cristo rimuove la tristezza come la pietra dal sepolcro.”
Non si dimentichi che “ogni giorno del cristiano è un esercizio di risurrezione.” Francesco ha concluso citando due grandi scrittori francesi, invitando alla gioia perché “la Chiesa (scriveva Georges Bernanos) dispone della gioia, di tutta quella gioia che è riservata a questo triste mondo.” E’ un invito a guardare alla vita nella prospettiva di Gesù risorto, perché con l’aiuto del suo Spirto possiamo vincere la tristezza con la santità: “non c’è che una tristezza (…) – scriveva León Bloy – quella di non essere santi”.
Chiediamoci:
- So riconoscere la tristezza buona, secondo Dio, da quella cattiva che viene dal maligno?
- Si affidarmi alla speranza che viene da Dio, nei momenti di prova?
- Quando sono triste, so fermarmi e vedere se quella tristezza sia buona o no?
- Mi ricordo che la tristezza può essere una cosa molto brutta che ci porta al pessimismo, ad un egoismo che difficilmente guarisce?
- Vivo la fede nella risurrezione di Gesù che scaccia la paura?
- Non mi dimentico che ogni giorno del cristiano è un esercizio di risurrezione?
- Chiedo l’aiuto dello Spirito per vincere la tristezza con la santità?