Continuando la catechesi sui vizi e le virtù, il Papa, all’udienza generale di mercoledì 31 gennaio 2024, ha parlato dell’ira, vizio distruttivo delle relazioni umani la cui forza dilagante perdura nel tempo. E’ particolarmente tenebroso, “forse il più semplice da individuare da un punto di vista fisico”, con un impeto che è difficile da nascondere per le mosse del corpo, per l’aggressività, il respiro affannoso, lo sguardo torvo e corrucciato.
“E’ un vizio che non lascia tregua” che a volte “non si scatena contro il colpevole, ma contro il primo malcapitato”, per cui “ci sono uomini che trattengono l’ira sul posto di lavoro, dimostrandosi calmi e compassati, ma che una volta a casa diventano insopportabili per moglie e figli.” E’ un vizio dilagante, capace di togliere il sonno e “distruttivo dei rapporti umani”, perché “esprime l’incapacità di accettare la diversità dell’altro, specialmente quando le sue scelte di vita divergono dalle nostre,” per cui è “l’altro così com’è, l’altro in quanto tale a provocare la rabbia e il risentimento,” smarrendo la lucidità. “L’ira fa perdere la lucidità. Perché una delle caratteristiche dell’ira, a volte, è quella di non riuscire a mitigarsi con il tempo.” Per questo l’apostolo Paolo raccomanda di affrontare subito il problema e di tentare la riconciliazione: “non tramonti il sole sopra la vostra ira” (Ef 4,26). Occorre che “tutto si sciolga subito, prima del tramonto del sole”. Se può nascere qualche equivoco, “la notte non va consegnata al diavolo. Il vizio ci terrebbe svegli al buio, a rimuginare le nostre ragioni e gli sbagli inqualificabili che non sono mai nostri e sempre dell’altro.”
Gesù nel “Padre nostro” ci insegna a “pregare per le nostre relazioni umane che sono un terreno minato”; abbiamo debitori e siamo debitori! “Non abbiamo sempre amato tutti nella giusta misura. A qualcuno non abbiamo restituito l’amore che gli spettava. Siamo tutti peccatori, tutti, e tutti abbiamo i conti in rosso. (…) Abbiamo bisogno di imparare a perdonare per essere perdonati. Gli uomini non stanno insieme se non si esercitano anche nell’arte del perdono, per quanto questo sia umanamente possibile. Ciò che contrasta l’ira è la benevolenza, la larghezza di cuore, la mansuetudine, la pazienza.”
Il terribile vizio dell’ira è “all’origine di guerre e di violenze“; si pensi al proemio dell’Iliade che descrive “l’ira di Achille”, causa di “infiniti lutti”.
Tuttavia “non tutto ciò che nasce dall’ira è sbagliato”, perché (come dicevano gli antichi) “in noi sussiste una parte irascibile che non può e non deve essere negata.” Sono le passioni, in qualche misura inconsapevoli: “qualche volta è bene che l’ira si sfoghi nella giusta maniera. Se una persona non si arrabbiasse mai, se non si indignasse davanti a un’ingiustizia, se davanti all’oppressione di un debole non sentisse fremere qualcosa nelle sue viscere, allora vorrebbe dire che quella persona non è umana, e tantomeno cristiana.”
Esiste una santa indignazione, che non è l’ira ma un movimento interiore, che Gesù ha conosciuto nella sua vita (cfr Mc 3,5): non ha mai risposto al male con il male. Nel caso dei mercanti nel Tempio, ha compiuto un’azione forte e profetica: “una cosa è lo zelo, la santa indignazione, un’altra cosa è l’ira, che è cattiva.” Ora sta a noi, “con l’aiuto dello Spirito Santo, trovare la giusta misura delle passioni, educarle bene, perché si volgano al bene e non al male.”
Chiediamoci:
- So riconoscere il vizio dell’ira, che è particolarmente tenebroso?
- Riconosco nell’ira l’incapacità di accettare la diversità dell’altro, specialmente quando le sue scelte di vita divergono dalle nostre?
- Accolgo l’invito di Paolo a far sì che non tramonti il sole sopra la nostra ira?
- Riconosco di essere debitore, peccatore, di non aver amato tutti nella giusta misura?
- Ripenso all’ira come all’origine delle guerre e della violenza?
- Distingua l’ira dalla santa indignazione, di fronte alle ingiustizie e all’oppressione?
- Mi lascio guidare dallo Spirito Santo a trovare la giusta misura delle passioni, educandole bene, perché si volgano al bene e non al male?