“[A Cafarnao], nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».” (Mc 1,23-27)
La guarigione del ragazzo indemoniato o epilettico, è raccontato da tutti e tre i Sinottici e reso in maniera forte da Mattia Preti (detto il Cavaliere calabrese) uno tra i principali esponenti della stagione matura del barocco italiano e, più in particolare, del caravaggismo e della pittura napoletana del XVII secolo. Quest’opera (1640 circa, Firenze Galleria degli Uffizi) fa propria la lezione della luce del grande maestro lombardo mettendo in evidenza i due soggetti principali. Al centro, sulla sinistra c’è Gesù (con i classici attributi iconografici) e con un nimbo di luce appena accennato e l’indemoniato sulla destra. Il maligno gli ha scoperto il petto e sembra intento ad uscire, come può essere evidente dalle due braccia alzate. Da notare la ricchezza del panneggio dei vestiti, tipico dell’arte barocca e le morbide figure dilatate, il ritmo circolare della composizione ed i delicati toni.
E’ un’opera aperta in cui sembra che la scena non sia contenuta nello spazio della tela, ma voglia uscire fuori dalla cornice. I sei personaggi ulteriori sono divisi in gruppi di tre: i tre più in basso illuminati dalla luce fissano lo sguardo su Cristo che sta guarendo l’uomo posseduto, mentre gli altri tre più alto sono più in ombra. Forse i due dietro a Gesù possono essere degli apostoli, mentre l’altro (con il turbante), accanto a Gesù, è il padre del ragazzo. Preti crea così un dialogo intenso, fortemente drammatico, tra Gesù, il ragazzo con gli occhi sbarrati, il padre che li circonda. Il tutto con una tecnica chiastica (il chiasmo, un incrocio ad x), già usata nell’antichità.