“In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio.” (Gv. 1,35-39)
I testi liturgici del mese di gennaio sono quasi una sorta di “tempo vocazionale”: nella chiamata dei primi apostoli siamo invitati a riflettere sulla vocazione, sulla chiamata del Signore. Oggi ad invitarci a seguire l’Agnello di Dio è il precursore Giovanni Battista. Al suo invito due discepoli si mettono in cammino.
Ecco come l’episodio evangelico ci è presentato in un affresco custodito nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma (1622 circa) di Domenico Zampieri (detto il Domenichino), uno di maggiori esponenti del barocco del XVII secolo che si caratterizza per chiarezza narrativa e bellezza classica.
Un’ampia apertura spaziale su un vasto paesaggio caratterizza tutta la scena, scandita in due sezioni da un albero rigoglioso, leggermente inclinato. Al centro della scena c’è Giovanni Battista, con i classici attributi iconografici: la veste di peli di cammello, ricoperta da un manto rosso (un chiaro rimando alla sua testimonianza sino al martirio), una semplice croce astile in canna, l’agnello ai suoi piedi (simbolo dell’annuncio che identifica il Messia), appoggiato su di una roccia intento ad indicare Gesù (alla sinistra) a due suoi discepoli (Andrea e Giovanni). Entrambi hanno un mantello: Andrea (di colore giallo), simbolo della sua alta dignità, Giovanni evangelista (di colore azzurro, ad indicare la sua eccezionalità e saggezza. Per questo non così giovane come in altre opere pittoriche). Con il braccio destro il Battista indica Gesù in lontananza: è il Regno di Dio che sta iniziando tra gli uomini. Trascendenza che è resa evidente anche dal piccolo angelo, messaggero di Dio, a destra, che indica, con la mano, Colui che sta arrivando. Ora il Messia cammina per una strada lungo la quale al termine c’è un uomo adagiato per terra: è Adamo, perché Gesù è il Nuovo Adamo.
Ora, sebbene Gesù sembri occupare, apparentemente, una posizione periferica, in realtà è il fulcro di tutta la scena, il punto verso cui è attirata l’attenzione dell’osservatore. Come Giovanni e Andrea anche noi siamo invitati a seguire Gesù, ad inoltrarci per i suoi sentieri e passare così da servi a Figli, dalla morte alla vita.