In seguito all’infezione polmonare il Papa (pur ribadendo di stare molto meglio) ha affidato a mons. Filippo Ciampanelli, officiale della Segreteria di Stato) la lettura della sua catechesi nel corso dell’Udienza generale di mercoledì 6 dicembre 2023. Continuando la riflessione sullo zelo apostolico del credente ha messo in rilievo il ruolo dello Spirito Santo “Infatti, per ‘comunicare Dio’ non bastano la gioiosa credibilità della testimonianza, l’universalità dell’annuncio e l’attualità del messaggio. Senza lo Spirito Santo ogni zelo è vano e falsamente apostolico: sarebbe solo nostro e non porterebbe frutto.”
E’ il quarto (ed ultimo) pilastro dello zelo apostolico, che ispira creatività e semplicità nell’annuncio evangelico. Occorre sempre cogliere il primato di Dio nell’evangelizzazione: “Gesù è il primo e più grande evangelizzatore” che ci chiama “a collaborare con lui e stimolarci con la forza del suo Spirito”. (EG n. 12) Egli è “il protagonista, precede sempre i missionari e fa germogliare i frutti.” Ciò fa comprendere “che nel suo zelo apostolico la Chiesa non annuncia sé stessa, ma una grazia, un dono, e lo Spirito Santo è proprio il Dono di Dio, come disse Gesù alla donna samaritana (cfr Gv 4,10).”
Occorre, però, porre attenzione ad un atteggiamento di pigrizia e delega da parte dell’uomo. “La fiducia non giustifica il disimpegno. La vitalità del seme che cresce da sé non autorizza i contadini all’incuria del campo. […] Il Signore non ci ha lasciato delle dispense di teologia o un manuale di pastorale da applicare, ma lo Spirito Santo che suscita la missione. E l’intraprendenza coraggiosa che lo Spirito infonde ci porta a imitarne lo stile, che sempre ha due caratteristiche: la creatività e la semplicità.”
Innanzitutto la creatività che Francesco considera un vero e proprio motore dell’azione di Dio, che è particolarmente importante, oggi, in un’epoca che “non aiuta ad avere uno sguardo religioso sulla vita“, per cui l’annuncio è diventato in vari luoghi “più difficile, faticoso, apparentemente infruttuoso”. Si tende a rifugiarsi “in zone di sicurezza, come la ripetizione abitudinaria di cose che si fanno sempre, oppure nei richiami allettanti di una spiritualità intimista, o ancora in un malinteso senso della centralità della liturgia. Sono tentazioni che si travestono da fedeltà alla tradizione, ma spesso, più che risposte allo Spirito, sono reazioni alle insoddisfazioni personali.” La creatività pastorale, invece, è prova di fedeltà a Dio, perché vuol dire “essere audaci nello Spirito, ardenti del suo fuoco missionario“. Francesco lo ricordava già nella sua Esortazione apostolica programmatica, sapendo che il Signore “può anche rompere gli schemi” e sorprenderci “con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale.” (EG. n. 11)
E poi la semplicità perché “lo Spirito ci porta alla fonte, al primo annuncio” che dev’essere al centro di ogni attività pastorale. E’ il suo fuoco che “ci fa credere in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre”, per ripetere: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (EG, n.164).
Per questo bisogna lasciarsi “avvincere dallo Spirito”, invocandolo quotidianamente, “all’inizio di ogni attività, incontro, riunione e annuncio. Egli vivifica e ringiovanisce la Chiesa: con Lui non dobbiamo temere, perché Egli, che è l’armonia, tiene sempre insieme creatività e semplicità, suscita la comunione e invia in missione, apre alla diversità e riconduce all’unità. Egli è la nostra forza, il respiro del nostro annuncio, la fonte dello zelo apostolico. Vieni, Spirito Santo!”
Chiediamoci:
- Mi lascio guidare dallo Spirito Santo per comunicare Dio?
- Riconosco nell’evangelizzazione che Gesù è il primo e più grande evangelizzatore?
- Sto attento ad evitare atteggiamenti di pigrizia nell’annuncio?
- Tendo a rifugiarsi in zone di sicurezza, come la ripetizione abitudinaria di cose che si fanno sempre, oppure nei richiami allettanti di una spiritualità intimista, o ancora in un malinteso senso della centralità della liturgia?
- Vivo la semplicità nell’annuncio invocando lo Spirito all’inizio di ogni attività?
- Invoco ogni giorno lo Spirito Santo per lasciarmi avvincere da Lui?