Mercoledì 22 novembre 2023, all’Udienza generale, il Papa, continuando la catechesi sullo zelo apostolico, ha evidenziato come la Buona Novella sia universale. “E’ gioia per tutti”, perché “quando incontriamo veramente il Signore Gesù, lo stupore di questo incontro pervade la nostra vita e chiede di essere portato al di là di noi.”
Nel suo Vangelo c’è una “potenza umanizzatrice”, un “compimento di vita che è destinata ad ogni uomo e ogni donna, perché per tutti Cristo è nato, è morto, è risorto. Per tutti: nessuno escluso.”
Richiamando l’Evangelii gaudium, scritta dieci anni fa, ha rimarcato come i cristiani abbiano “il dovere di annunciare il Vangelo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile”, perché “la Chiesa non cresce per proselitismo ma ‘per attrazione’” (cfr. EG 14)
Di qui l’invito a sentirsi “al servizio della destinazione universale del Vangelo”, distinguendosi “per la capacità di uscire da noi stessi, di superare ogni confine”. Un annuncio che esce dal proprio egoismo. “I cristiani si ritrovano sul sagrato più che in sacrestia, e vanno ‘per le piazze e per le vie della città’ (Lc 14,21). Devono essere aperti ed espansivi, i cristiani devono essere ‘estroversi’, e questo loro carattere viene da Gesù, che ha fatto della sua presenza nel mondo un cammino continuo, finalizzato a raggiungere tutti, persino imparando da certi suoi incontri.”
L’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con la donna cananea, lodata per la sua fede, conferma il fatto che la sua predicazione si apre a tutti.
Quando “Dio chiama una persona e stringe un patto con alcuni il criterio è sempre questo: elegge qualcuno per raggiungere altri.” E’ la bellezza, ma anche la responsabilità e il peso di essere “scelti” da Lui. Certo ci si può scoraggiare di fronte alle proprie debolezze come si può essere tentati “di considerare la chiamata ricevuta come un privilegio”. Noi, però, non siamo privilegiati in confronto agli altri, perché “la chiamata è per un servizio. E Dio sceglie uno per amare tutti, per arrivare a tutti.” Per questo ha messo in guardia dal rischio di “identificare il cristianesimo con una cultura, con un’etnia, con un sistema”, perché perderebbe “la sua natura veramente cattolica, ossia per tutti universale”.
Non bisogna dimenticare che “Dio sceglie qualcuno per amare tutti. Questo orizzonte di universalità. Il Vangelo non è solo per me, è per tutti.”
Chiediamoci:
- Mi lascio pervadere dalla gioia che nasce dall’incontro con il Signore Gesù?
- Sento il dovere di annunciare il vangelo senza escludere nessuno?
- Mi ritrovo più sul sagrato della Chiesa che in sacrestia, per annunciare Gesù?
- Ringrazio il Signore perché mi chiama a servire, ad amare tutti?
- Sento la bellezza e la responsabilità di essere scelto da Lui?