La chiesa ha un nuovo beato. E’ il primo vescovo dell’Uruguay, mons. Jacinto Vera che è stato elevato alla gloria degli altari sabato 6 maggio. A presiedere la Messa con il rito di beatificazione presso lo stadio Centenario di Montevideo, l’arcivescovo metropolita di Brasilia, card. Paulo Cezar Costa, delegato del Papa, in cui, nell’omelia ha indicato, nella testimonianza del nuovo beato la strada per una autentica Chiesa missionaria oggi. L’arcivescovo di Brasilia è partito dalla constatazione di una secolarizzazione che “è già una realtà nella vita dei nostri Paesi latinoamericani”. Egli ha osservato che la secolarizzazione per cui “la gente sta perdendo il senso di Dio, del Vangelo” non deve spaventarci, “ma deve essere un’opportunità per la testimonianza e l’annuncio della fede, un campo di evangelizzazione”.
Mons. Jacinto Vera nacque su una nave di immigrati diretta in Uruguay nel 1813. Fu ordinato sacerdote nel 1841, distinguendosi per la sua personalità allegra, il suo stile austero e la sua dedizione ai poveri e ai malati. Fu nominato vicario apostolico nel 1859. In questo periodo dovette affrontare interventi di ospizi religiosi, campagne per screditarlo e la necessità di rinnovare il clero. Nel 1865 fu nominato vescovo, partecipò al Concilio Vaticano I e infine, nel 1878, fu proclamato primo vescovo di Montevideo. Morì nel 1881 con fama di santità.
E fu l’amore per Gesù Cristo che spinse monsignor Jacinto Vera a percorrere “tutto l’Uruguay – ha detto di lui il card. Daniel Sturla, attuale arcivescovo di Montevideo – per tre volte, a cavallo, in diligenza, in carrozza, e quando arrivava in un luogo, era il primo ad ascoltare le confessioni, poi a celebrare i battesimi, a regolarizzare i matrimoni, è una figura straordinaria. Ha anche organizzato la Chiesa uruguaiana”.
Per questo “è necessario – ha ricordato ancora nell’Omelia il card. Costa – entrare nella logica di coloro che sono senza Dio, attraverso nuovi metodi, nuove vie, soprattutto attraverso la cultura. Proporre la buona notizia di Gesù Cristo. Questa è la grande sfida”.
Infatti solo in Cristo troviamo la nostra vera vocazione: “da questo emerge una Chiesa con gli occhi fissi su Cristo. La Verità per l’uomo e la donna di fede non è una filosofia, un’idea, un’ideologia, ma Gesù Cristo stesso”. Fu davanti al tabernacolo che il beato scoprì che l’unico modo per pacificare il Paese diviso da discordie e lotte politiche era la missione. “Non cercò la pacificazione attraverso la politica, attraverso altri mezzi, ma attraverso la verità della fede. Una fede pacifica.”
Così come per mons. Vera, la fede così dovrebbe muovere la nostra vita oggi: essa “apre la nostra vita a una carità operativa, all’annuncio e alla testimonianza di Gesù Cristo. Ci fa compiere opere più grandi, perché ci innesta nell’assoluto di Dio, dove il Figlio di Dio stesso opera attraverso di noi”. Per questo è un modello di vita missionaria che ciascuno, come discepolo di Gesù, dovrebbe praticare nel proprio ambiente di lavoro, di studio, di divertimento.
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