La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

Benedetto XVI ha festeggiato il 29 giugno il suo 60° anniversario di sacerdozio. Celebrando l’Eucaristia in san Pietro ha imposto a 41 arcivescovi metropoliti il Pallio, simbolo della dignità vescovile e segno di comunione con la sede di Pietro, presente una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Il Pallio richiama “il giogo dolce di Cristo” posto sulle spalle: “è un giogo di amicizia e perciò un ‘giogo dolce’, ma proprio per questo anche un giogo che esige e che plasma. È il giogo della sua volontà, che è una volontà di verità e di amore”.

Il Papa è andato alle parole evangeliche pronunciate dal cardinale Faulhaber nel giorno della sua ordinazione (“Non vi chiamo più servi ma amici”), pensando alla dignità del sacerdozio cristiano che fa partecipi di un’amicizia divina, che “conferisce “la facoltà, che quasi mette paura, di fare ciò che solo Egli, il Figlio di Dio, può dire e fare legittimamente: Io ti perdono i tuoi peccati”.

Nell’amicizia con Gesù che “è una comunione del pensare e del volere” c’è “l’intero programma di una vita sacerdotale.” Ed insieme è espresso “il primo compito dato ai discepoli, agli amici, quello di mettersi in cammino, di uscire da se stessi e di andare verso gli altri … superando la pigrizia di rimanere adagiati su noi stessi, affinché Egli stesso possa entrare nel mondo”. Ma Gesù chiede anche di portare frutto, “un frutto che rimanga”, richiamando l’immagine dell’uva, da cui si ottiene il vino, “un’immagine della vita umana, e in modo del tutto particolare della nostra vita di sacerdoti”.

Gratitudine che ha anche richiamato all’Angelus. “Sono grato al Signore per la sua chiamata e per il ministero affidatomi, e ringrazio coloro che, in questa circostanza, mi hanno manifestato la loro vicinanza e sostengono la mia missione con la preghiera, che da ogni comunità ecclesiale sale incessantemente a Dio, traducendosi in adorazione a Cristo Eucaristia per accrescere la forza e la libertà di annunciare il Vangelo”.

Domenica 3 luglio il Papa ha indicato la via di Cristo all’umanità di oggi “oppressa da condizioni di vita difficili, ma anche priva di validi punti di riferimento per trovare un senso e una meta all’esistenza”.

Sono coloro che si trovano si trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza (ed insieme i “numerosi sfollati e rifugiati”, che “emigrano mettendo a rischio la propria vita”); ed “anche nei Paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di depressione.”

A tutti Gesù offre ristoro indicando la via della mitezza. “Per questo bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo.” Ciò “soprattutto nei rapporti umani, interpersonali, sociali”, ma “anche verso l’ambiente”.

Gian Paolo Cassano

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