Si va verso il giubileo del 2025. Ne parla il Papa in una lettera indirizzata a mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, a cui è affidata l’organizzazione dell’Anno Santo. “Pellegrini di speranza” è infatti il motto scelto per questo Anno Santo che vuole favorire “un clima di speranza e di fiducia.” Nel documento (datato l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes) rammenta le radici di questo momento “di grande rilevanza spirituale, ecclesiale e sociale” – a partire dal primo Anno Santo indetto nel 1300 da Bonifacio VIII fino al Giubileo della Misericordia del 2016 – che nel corso dei secoli ha rappresentato un “dono di grazia” per tanti fedeli, con pellegrinaggi, indulgenze, testimonianze vive di fede.
Se “il Grande Giubileo dell’anno 2000” aveva “introdotto la Chiesa nel terzo millennio della sua storia (…) “nella speranza che tutti i cristiani, superate le storiche divisioni, potessero celebrare insieme i duemila anni della nascita di Gesù Cristo il Salvatore dell’umanità”, ora che è vicino il traguardo dei primi 25 anni del secolo XXI, “siamo chiamati a mettere in atto una preparazione che permetta al popolo cristiano di vivere l’Anno Santo in tutta la sua pregnanza pastorale”.
Lo sguardo si sposta sull’epoca odierna, gravemente ferita dalla pandemia di Covid, dove “come cristiani abbiamo patito insieme con tutti i fratelli e le sorelle le stesse sofferenze e limitazioni. Le nostre chiese sono rimaste chiuse, così come le scuole, le fabbriche, gli uffici, i negozi e i luoghi dedicati al tempo libero. Tutti abbiamo visto limitate alcune libertà e la pandemia, oltre al dolore, ha suscitato talvolta nel nostro animo il dubbio, la paura, lo smarrimento.”
Ora, anche grazie alla scienza, c’è fiducia perché “il mondo ritrovare i suoi ritmi di relazioni personali e di vita sociale”, obiettivo che “sarà più facilmente raggiungibile nella misura in cui si agirà con fattiva solidarietà” non trascurando le popolazioni più indigenti, “se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani”. Non bisogna trascurare la terra, non dimenticando, cioè, “di contemplare la bellezza del creato e di prenderci cura della nostra casa comune.”
Così il “Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza.”
Per questo il Papa chiede di trovare “le forme adeguate” perché l’Anno Santo “possa essere preparato e celebrato con fede intensa, speranza viva e carità operosa” e perché possa essere “una tappa significativa per la pastorale delle Chiese particolari, latine ed orientali”, chiamate in questi anni “a intensificare l’impegno sinodale”. In attesa della Bolla di indizione, emanata a tempo debito, il Papa dice di “rallegrarsi” nel pensare che l’anno 2024, precedente all’evento giubilare, possa essere una grande “sinfonia di preghiera”, in cui “ringraziare Dio dei tanti doni del suo amore per noi e lodare la sua opera nella creazione, (…) preghiera per fare del Padre nostro insegnatoci da Gesù un programma di vita”.
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