“Rimarremo finché avremo da mangiare”. E’ ciò che dicono i contadini della zona di Bomoanga in Niger, alla frontiera col Burkina Faso, come riferisce p. Mauro Armanino, missionario SMA all’Agenzia Fides.
“Ancora prima del rapimento di Padre Pierluigi Maccalli – spiega p. Armanino – la regione era stata in parte occupata da gruppi jihadisti in prevalenza di etnia Peul (Fulani)” Ora la situazione alimentare è grave, perché dall’anno scorso tutti i mercati della regione sono stati interrotti dagli insorti che hanno imposto la non-mobilità a contadini e commercianti. In alcune aree sono stati seminati ordigni esplosivi improvvisati che contribuiscono a limitare le uscite dai villaggi.
Tutti, cristiani e non, sono obbligati a seguire la sharia di tipo salafista. Pantaloni neri accorciati e barba per gli uomini e velo integrale per le donne. Si chiede la “Zakat”, la tassa islamica in beni, poiché i soldi sono terminati da tempo. Ai cristiani è severamente vietato pregare nella cappella e esibire croci. Quanto alla coltivazione nei campi è resa impossibile per la difficoltà di spostamento a causa delle minacce. Il raccolto di miglio, cibo base per la popolazione della zona, è stato praticamente nullo poiché i nuovi ‘padroni’ arrivavano al momento della raccolta. I figli in età scolastica sono partiti in centri relativamente meglio protetti onde continuare la scuola che nei villaggi è stata chiusa da tempo. Per comunicare col cellulare si connettono alla rete al vicino Burkina Faso, che dista a circa 60 chilometri perché da loro i tralicci sono stati abbattuti. Pregano assieme come possono nelle case e la loro preghiera arriva molto lontano.
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