All’Angelus, domenica 19 settembre, il Papa ha parlato del servizio umile nell’accogliere i poveri, i piccoli, quanti non hanno i mezzi per contraccambiare. Egli ha rilanciato il messaggio rivoluzionario, quel “capovolgimento” tutto cristiano, inaugurato da Gesù stesso nel brano evangelico domenicale, con una frase lapidaria: “se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. E’ una risposta che spiazza, i discepoli che discutevano su chi “tra loro fosse più grande”. Cristo rovescia in un attimo i criteri che segnano cosa conta davvero. Infatti “il valore di una persona non dipende più dal ruolo che ricopre, dal successo che ha, dal lavoro che svolge, dai soldi in banca; no, non dipende da quello! La grandezza e la riuscita, agli occhi di Dio, hanno un metro diverso: si misurano sul servizio. Non su quello che si ha, ma su quello che si dà. Vuoi primeggiare? Servi. Questa è la strada!”
Servizio è la parola che da sempre interpella tutti i cristiani e che già giovedì 16 settembre Francesco aveva usata incontrando in Vaticano i movimenti ecclesiali e le nuove comunità a cui spetta il compito importante di evangelizzare, in primo luogo dando testimonianza, facendosi appunto servitori, scegliendo piuttosto l’ultimo posto. Servire non è un’espressione di cortesia, non lo si fa per gentilezza: “è fare come Gesù”, il quale, riassumendo in poche parole la sua vita, ha detto di essere venuto “non per farsi servire, ma per servire”. Per seguire Cristo, pertanto, è necessario percorrere la via che Lui stesso ha tracciato, la strada del servizio e dell’umiltà, contraria allo spirito del mondo. ”La nostra fedeltà al Signore dipende dalla nostra disponibilità a servire. Questo spesso, lo sappiamo, costa, perché ‘sa di croce’. Ma, mentre crescono la cura e la disponibilità verso gli altri, diventiamo più liberi dentro, più simili a Gesù. Più serviamo, più avvertiamo la presenza di Dio. Soprattutto quando serviamo chi non ha da restituirci, i poveri, abbracciandone le difficoltà e i bisogni con tenera compassione: lì scopriamo di essere a nostra volta amati e abbracciati da Dio.”
Per far comprendere agli altri il primato del servizio, Gesù compie il gesto di porre un bambino in mezzo ai discepoli, al centro, nel luogo più importante, abbracciandolo e dicendo che “chi accoglie un piccolo accoglie Lui”. Bisogna quindi servire “quanti hanno bisogno di ricevere e non hanno da restituire. Accogliendo chi è ai margini, trascurato, accogliamo Gesù, perché Egli sta lì. E in un piccolo, in un povero che serviamo, riceviamo anche noi l’abbraccio tenero di Dio.”
Al termine, indicando l’esempio di servizio in Maria S.S., il Papa ha scosso i fedeli con delle domande che pungolano il cuore. “Io, che seguo Gesù, mi interesso a chi è più trascurato? Oppure, come i discepoli quel giorno, vado in cerca di gratificazioni personali? Intendo la vita come una competizione per farmi spazio a discapito degli altri oppure credo che primeggiare significa servire? E, concretamente: dedico tempo a qualche “piccolo”, a una persona che non ha i mezzi per contraccambiare? Mi occupo di qualcuno che non può restituirmi o solo dei miei parenti e amici?”
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.