Ci fu una grande tempesta di vento (…) Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». (…) Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». (Mc. 4,37- 40)
Giorgio De Chirico, in questo quadro molto particolare, risente dell’influsso subìto dall’incontro dell’autore con le opere del romanticismo di Delacroix e di Théodore Géricault e con il neoclassicismo. Guardandolo, in primo piano, è possibile cogliere l’attenzione posta alla barca che affronta i marosi che sembrano quasi sommergerla. Si noti il cielo che annuncia la tempesta, assai frequente sul lago di Genezaret, chiamato “mare di Galilea”. Solo che gli ebrei avevano una paura ancestrale delle acque.
Ci sono alcuni discepoli in piedi, affannati e spaventati, che si danno da fare con l’alberatura e le vele, cercando di arrotolarle. C’è poi un discepolo al timone e, accanto, Gesù che dorme tranquillamente davanti a lui, mentre un altro, al suo fianco, cerca di svegliarlo, scuotendolo. Gli unici tranquilli, nel quadro, sono Gesù che dorme, coricato sul fondo della barca ed il discepolo che siede a poppa e che regge la barra del timone. La tiene inserita tra il suo braccio e il fianco. Non ha paura, perché ha un compito preciso, quello di condurre l’imbarcazione, che non gli permette di avere paura…. Non fa alcuno sforzo per condurre la barca. D’altra parte, lui, Gesù lo vede: è coricato proprio davanti a lui, anche se dorme. È Gesù che gli ha chiesto di portarlo sull’altra riva, si è fidato e affidato a lui.
“Anima di Cristo, santificami./ Corpo di Cristo, salvami. (…) O buon Gesù, ascoltami./ (…) Non permettere che io mi separi da te.”
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