È durato quasi 48 ore il sequestro del vescovo cristiano Joseph Masin, rapito il 28 maggio nella sua abitazione nello Stato Nasarawa, nel Nord della Nigeria, da un gruppo di uomini armati. Il vescovo, che è il presidente della sezione locale dell’Associazione dei cristiani della Nigeria (Can), è stato liberato nella tarda serata di sabato 30 maggio e ha potuto fare rientro a casa domenica mattina. Il timore era che il vescovo fosse finito nelle mani gruppo terroristico Boko Haram che, lo scorso gennaio, ha già ucciso un altro leader religioso dell’associazione, il rev. Lawan Andim, perché la comunità cristiana locale non aveva i soldi per pagare il riscatto.
Il rapimento di Joseph Masin è solo l’ultimo di una serie di sequestri a scopo di estorsione contro esponenti religiosi cristiani in Nigeria che si sono moltiplicati in questi ultimi due anni. Lo scorso gennaio quattro seminaristi cattolici sono stati prelevati dal Seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato nigeriano di Kaduna. Tra loro Michael Nnadi che è stato ucciso, mentre gli altri tre sono stati liberati. Tutto questo in un clima sempre più insicuro per i cristiani in Nigeria, vittime di attacchi e uccisioni ad opera degli islamisti di Boko Haram e dei pastori Fulani, che non sono stati fermati nemmeno dall’emergenza Coronavirus.
L’ultimo rapporto annuale dell’organizzazione “Open Doors” sulla persecuzione dei cristiani nel mondo classifica la Nigeria al 12°. Inoltre, ad aprile il Paese è stato inserito nella lista dei “Paesi di particolare preoccupazione” (Countries of Particular Concern, CPC) dalla la speciale Commissione sulla libertà religiosa nel mondo del Dipartimento di Stato americano (Uscirf). Le statistiche più aggiornate parlano di almeno 6.000 cristiani uccisi dal 2015 in Nigeria. Una situazione che ha spinto di recente anche la Comece a chiedere l’intervento dell’Europa e di tutta la comunità internazionale.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.