All’Udienza generale mercoledì 3 giugno, continuando la catechesi sulla preghiera, il Papa ha riflettuto sul patriarca Abramo a cui Dio parla per invitarlo “a intraprendere un cammino che sa di assurdo”: gli chiede di lasciare tutto “per andare verso un futuro nuovo, un futuro diverso. E tutto sulla base di una promessa, di cui bisogna solo fidarsi. Fidarsi di una promessa non è facile, ci vuole coraggio e Abramo si fidò”. Egli, fidandosi, lascia la sua terra: così dà inizio “ad un nuovo modo di concepire la relazione con Dio”, tanto da essere riconosciuto come “il perfetto uomo di Dio, capace di sottomettersi a Lui, anche quando la sua volontà si rivela ardua”. Il Patriarca è “l’uomo della Parola. Quando Dio parla, l’uomo diventa recettore di quella Parola e la sua vita il luogo in cui essa chiede di incarnarsi. Questa è una grande novità nel cammino religioso dell’uomo: la vita del credente comincia a concepirsi come vocazione, cioè ‘chiamata’ come luogo dove si realizza una promessa; ed egli si muove nel mondo non tanto sotto il peso di un enigma, ma con la forza di quella promessa, che un giorno si realizzerà. E Abramo credette alla promessa di Dio.” Abramo vive la preghiera nella fedeltà a quella Parola; così nella sua vita “la fede si fa storia” e storia personale. E noi “abbiamo questa esperienza di Dio, il ‘mio Dio’, il Dio che mi accompagna, il Dio della mia storia personale, il Dio che guida i miei passi, che non mi abbandona, il Dio dei miei giorni?” Blaise Pascal esprimeva la sua esperienza di incontro personale con Dio annotandone il momento preciso (la sera del 23 novembre 1654). Non è il Dio astratto o il Dio cosmico, sottolinea ancora il Papa, ma il Dio di una persona: “Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti. Certezza, certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo.” Abramo diventa così “familiare di Dio, capace anche di discutere con Lui, ma sempre fedele. Parla con Dio e discute. Fino alla prova suprema, quando Dio gli chiede di sacrificare proprio il figlio Isacco, il figlio della vecchiaia, l’unico, l’erede. Qui Abramo vive la fede come un dramma, come un camminare a tentoni nella notte, sotto un cielo questa volta privo di stelle. E tante volte succede anche a noi, di camminare nel buio, ma con la fede. Dio stesso fermerà la mano di Abramo già pronta a colpire, perché ha visto la sua disponibilità veramente totale.” Di qui l’invito ad imparare da Abramo a pregare, a dialogare con Dio, come ha fatto lui, anche a discutere, “ma sempre disposti ad accogliere la parola di Dio e a metterla in pratica”. Non bisogna avere “paura di discutere con Dio”, anche arrabbiandosi”; pure questa “è una forma di preghiera, perché solo un figlio è capace di arrabbiarsi con il papà e poi ri-incontrarlo. (…) Con Dio, impariamo a parlare come un figlio con il suo papà; ascoltarlo, rispondere, discutere. Ma trasparente, come un figlio con il papà.”
All’Angelus domenica 7 giugno, nella solennità della S. S. Trinità, commentando il vangelo giovanneo, ha parlato del mistero dell’amore di Dio, di quel disegno d’amore perché Egli ama il mondo nonostante i suoi peccati. “L’azione delle tre Persone divine – Padre, Figlio e Spirito Santo – è tutto un unico disegno d’amore che salva l’umanità ed il mondo. E’ un disegno di salvezza per noi. Noi siamo figli nel Figlio con la forza dello Spirito Santo. Noi siamo l’eredità di Dio.” Infatti “Dio Padre ama talmente il mondo che, per salvarlo, dona ciò che ha di più prezioso: il suo Figlio unigenito, che dà la sua vita per gli uomini, risorge, torna al Padre e insieme a Lui manda lo Spirito Santo. La Trinità è dunque Amore, tutta al servizio del mondo, che vuole salvare e ricreare. E oggi pensando a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, pensiamo all’amore di Dio!” Di qui l’invito a sentirsi amati da Dio e a lasciarsi “affascinare dalla bellezza di Dio”, che è “umile, vicina, che si è fatta carne per entrare nella nostra vita, nella nostra storia, perché ogni uomo e donna possa incontrarla e avere la vita eterna. E questo è la fede: accogliere Dio-Amore che si dona in Cristo, lasciarsi incontrare da Lui e confidare in Lui.” La fede è “accogliere Dio-Amore. Accogliere questo Dio-Amore che si dona in Cristo, ci fa muovere nello Spirito Santo; lasciarsi incontrare da Lui e confidare in Lui. Questa è la vita cristiana. Amore, incontrare Dio, cercare Dio e Lui ci cerca per primo. Lui ci incontra per primo.”
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