RELIGIONS FOR PEACE
I leader e i rappresentanti di diverse tradizioni religiose hanno aderito mercoledì 1 aprile, all’iniziativa spirituale di Religions for peace il movimento internazionale che conta tra i propri partner più di 900 rappresentanti di diverse tradizioni religiose. E’ un momento di raccoglimento virtuale per invocare la fine della pandemia, un momento spirituale di umanità condivisa, per invocare salute, compassione e forza nel pieno dell’emergenza Coronavirus in tutto il mondo. Alle 15.00 leader cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, zoroastriani ed esponenti della società civile si sono uniti, ciascuno dalla propria residenza, attraverso il sito www.rfp.org, coinvolgendo città come Lima, New York, Londra, Beirut, Tokyo e non solo.
COLLETTA TERRA SANTA
CITTA’ DEL VATICANO – La Colletta per la Terra Santa,, normalmente celebrata il venerdì santo, a causa dell’emergenza coronavirus, è stata spostata al 13 settembre. La nuova data è un segno di solidarietà verso le comunità cristiane del Medio Oriente e le loro strutture, come gli ospedali e le scuole. Senza gli aiuti raccolti il Venerdì Santo, e con la pandemia a peggiorare la situazione, sarebbero in grave sofferenza.
SITUAZIONE CALAMITOSA IN EQUADOR
QUITO – “Calamitosa.” Così descrive a Vatican news la situazione a Guayaquil padre José Barranco, missionario comboniano con sede in Ecuador, la nazione latino-americana più colpita dal coronavirus. Questa città portuale di 2,3 milioni di abitanti ospita quasi la metà degli oltre 2.700 casi positivi di Covid-19 in tutto il paese, il che ha innescato una doppia emergenza sanitaria. Innanzitutto, perché il sistema è crollato, ma anche perché i morti, con o senza bara, si sono accumulati in case e strade in attesa di essere portati in cimitero.
VIDEOMESSAGGIO DEL PAPA
CITTA’ DEL VATICANO – “Dite a chi soffre che il Papa è vicino e prega perché il Signore ci liberi presto dal male”. E’ ciò che ha detto il Pontefice nel videomessaggio inviato venerdì 3 aprile per la Settimana Santa. Parlando a tutti con tenerezza, ha esortato alla speranza e ad usare con “generosità” il tempo della distanza imposto alla pandemia. Francesco è entrato nelle case della gente sottovoce, dolcemente e come a non voler disturbare, chiedendo il permesso di conversare con quanti sono stretti nella morsa di questo periodo di sofferenza e isolamento: con le mamme e i papà, i bimbi, ai quali il coronavirus ha rubato spensieratezza e vivacità, con i giovani, gli anziani, i malati, e tutte quelle famiglie che convivono col dolore del lutto.
CORONAVIRUS IN AFRICA
Due esempi di come stia vivendo la Chiesa africana l’emergenza coronavirus. In Nigeria i vescovi hanno chiesto una particolare attenzione e cura per i poveri, preoccupati per le conseguenze sui più disagiati delle misure decise dal Governo per frenare la diffusione del coronavirus. “Ogni diocesi dovrebbe trovare il modo migliore per aiutare coloro le cui attività o fonti di reddito sono state colpite dalle misure restrittive. – ha detto Mons. Augustine Obiora Akubeze, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici della Nigeria (CBCN) e arcivescovo di Benin City – La sofferenza della nostra gente dovrebbe ispirarci ad agire per amore”. Così in Costa d’Avorio il presidente della Conferenza episcopale mons. Ignatius Bessi, vescovo di Katiola invita alla solidarietà per far fronte a questo preoccupante momento dovuto all’emergenza coronavirus. Ai fedeli il presule chiede di rispettare rigorosamente le misure disposte per contenere la diffusione del coronavirus per non contaminare gli altri. Solo la solidarietà, la ricerca di una soluzione senza calcolare interessi particolari e la preghiera conclude monsignor Bessi “ci renderà presto vittoriosi in questa pandemia”.
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