Una vera e propria repressione del cristianesimo è in atto in Eritrea, che si trova alla posizione numero 7 della World Watch List 2019, il rapporto annuale di Porte Aperte/Open Doors sui 50 Paesi in cui è più difficile vivere come cristiani. Dopo la serie di fermi avvenuti a maggio, infatti, una nuova ondata di arresti è stata registrata a partire dal mese di giugno ad Asmara, capitale del Paese, e a Keren, città a 90 km a nord-ovest dalla capitale. Fonti locali riportano che almeno 150 persone siano state incarcerate e che i cristiani di Keren siano tenuti prigionieri in tunnel sotterranei nei pressi di un’area desertica della città.
L’ultimo episodio (come riferisce il sito dell’osservatorio cristiano Wolrd Watch Monitor) risale al 18 agosto, quando sono stati arrestati 80 cristiani da Godayef, un’area vicino all’aeroporto della capitale, Asmara. Il 16 agosto, sei cristiani, dipendenti pubblici del governo sono stati arrestati e portati davanti a un tribunale ad Asmara. Il giudice ha intimato ai sei fedeli di rinunciare al cristianesimo e davanti al loro rifiuto si è riservato di prendere eventuali future decisioni. Il primo episodio è avvenuto il 23 giugno scorso, quando 70 cristiani (35 donne, 25 uomini e 10 bambini) della Faith Mission Church of Christ, l’ultima chiesa rimasta aperta a Keren, sono stati arrestati e rinchiusi nella dura prigione di Ashufera, situata vicino alla città di Hagaz, a circa 25 Km da Keren. Chiunque voglia visitare i prigionieri deve camminare circa 30 minuti per raggiungerne l’ingresso e i detenuti, quando gli ufficiali necessitano di maggiore spazio per stipare i prigionieri, sono costretti a scavare nuovi tunnel sotterranei. Il governo ha inoltre esercitato pressioni su 6 cristiani detenuti, affinché rinnegassero la propria fede. Portati in quello che è stato definito come “un tribunale informale all’interno del centro di comando militare di Asmara” e di fronte alla forzatura a rinnegare la propria fede, i 6 cristiani hanno coraggiosamente comunicato alla Corte che “non intendiamo negoziare la nostra fede e continueremo a seguire Gesù”.
“Il governo – ha dichiarato a Vatican News il sacerdote eritreo don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Abeshia – tollera le religioni che ha trovato già radicate nel Paese; le nuove religioni di minoranza (nel caso degli arresti riguardanti i gruppi pentecostali, battisti) sono dichiarate illegali nel Paese già dal 2001”. Il sacerdote parla anche della confisca degli ospedali cattolici, con il timore che la confisca passi anche alle scuole cattoliche: “tra giugno e luglio sono state chiuse in totale 29 strutture tra ospedali, cliniche e presidi medici, gestiti dalla chiesa cattolica rifacendosi a questa legge. Non solo ha fatto chiudere queste strutture ma ne ha confiscato fisicamente la proprietà. (…) Sarà un danno enorme soprattutto per la popolazione, perché sia le cliniche che le scuole si trovavano anche in zone sperdute, rurali, dove non c’è nessun’altra presenza tranne quella della Chiesa cattolica”.
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