LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
San Roberto Bellarmino cardinale gesuita e Dottore della Chiesa, tra il XVI e XVII secolo s’impegnò a rinsaldare l’identità della Chiesa cattolica rispetto alla Riforma protestante. Alla sua figura è stata dedicata la catechesi dell’Udienza generale di mercoledì 23 febbraio. Bellarmino evitò “ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della Tradizione della Chiesa”, seppe illustrare “in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica”.
I gravosi uffici di governo “non gli impedirono di tendere quotidianamente verso la santità”; fu modello di preghiera, “una preghiera che ascolta la Parola del Signore”, che “non si ripiega su stessa, ma è lieta di abbandonarsi a Dio”. Infatti “un segno distintivo della spiritualità del Bellarmino è la percezione viva e personale dell’immensa bontà di Dio, per cui il nostro Santo si sentiva veramente figlio amato da Lui ed era fonte di grande gioia il raccogliersi, con serenità e semplicità, in preghiera, in contemplazione di Dio”. Formato alla spiritualità ignaziana, nella sua predicazione e catechesi era tutto rivolto “a concentrare le forze dell’anima sul Signore Gesù intensamente conosciuto, amato e imitato”.
San Roberto indicò come saggezza di vita “il meditare spesso e seriamente che si dovrà rendere conto a Dio delle proprie azioni” e cercare “di non accumulare ricchezze in questa terra, ma di vivere semplicemente e con carità in modo da accumulare beni in Cielo”. Richiamò tutti ad una riforma personale della propria vita poiché “non può esserci vera riforma della Chiesa se prima non c’è la nostra personale riforma e la conversione del nostro cuore”.
Domenica 27 febbraio, all’Angelus, Benedetto XVI ha invitato ad avere fiducia nella Provvidenza e affidarle tutte le angosce, difficoltà e preoccupazioni per il futuro; ciò “non dispensa dalla faticosa lotta per una vita dignitosa, ma libera dall’affanno per le cose e dalla paura del domani”. Così “il Signore vuole far capire con chiarezza che non si può servire a due padroni: Dio e la ricchezza. Chi crede in Dio, Padre pieno d’amore per i suoi figli, mette al primo posto la ricerca del suo Regno, della sua volontà”.
Un insegnamento quello del Signore che “viene praticato in modi diversi a seconda delle diverse vocazioni” e ci mostra, nella sua “relazione con Dio Padre” cosa significhi “vivere con i piedi ben piantati per terra, attenti alle concrete situazioni del prossimo, e al tempo stesso tenendo sempre il cuore in Cielo, immerso nella misericordia di Dio”.
Gian Paolo Cassano