All’udienza generale di mercoledì 15 maggio il Papa ha commentato l’ultima invocazione del “Padre nostro” (“Ma liberaci dal male”). Francesco ha portato con sé otto tra bambine e bambini, arrivati dalla Libia con il corridoio umanitario del 29 aprile scorso e su un barcone alcuni mesi fa tutti con un cappellino bianco e magliette su cui si leggono le quattro indicazioni del Papa riguardo all’immigrazione: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.
Il Pontefice ha spiegato che chi prega non solo chiede di non essere abbandonato nella tentazione, ma supplica la liberazione dal male: “infatti, la preghiera cristiana non chiude gli occhi sulla vita. È una preghiera filiale e non una preghiera infantile. Non è così infatuata della paternità di Dio, da dimenticare che il cammino dell’uomo è irto di difficoltà. Se non ci fossero gli ultimi versetti del “Padre nostro” come potrebbero pregare i peccatori, i perseguitati, i disperati, i morenti? L’ultima petizione è proprio la petizione di noi quando saremo nel limite, sempre.” Il male nella nostra vita “è una presenza inoppugnabile” e la storia è un “desolante catalogo di quanto la nostra esistenza in questo mondo sia stata un’avventura spesso fallimentare”. A volte sembra persino che la presenza del male sia “più nitida di quella della misericordia di Dio”. E’ “questo male ‘dalle larghe falde’, che tiene sotto il suo ombrello le esperienze più diverse: i lutti dell’uomo, il dolore innocente, la schiavitù, la strumentalizzazione dell’altro, il pianto dei bambini innocenti. Tutti questi eventi protestano nel cuore dell’uomo e diventano voce nell’ultima parola della preghiera di Gesù.”
Gesù stesso ha sperimentato “per intero la trafittura del male” nell’ora della Passione ed ha sperimentato la solitudine, il disprezzo, l’umiliazione, la crudeltà. “Ecco che cos’è l’uomo: un essere votato alla vita, che sogna l’amore e il bene, ma che poi espone continuamente al male sé stesso e i suoi simili, al punto che possiamo essere tentati di disperare dell’uomo.”
Il cristiano conosce la potenza del male, ma sa che Gesù è “dalla nostra parte” e viene in nostro aiuto e ci ha liberato dal male e che invoca: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’. E’ da questo perdono che “scaturisce la pace” che è “dono del Risorto (…). Il Signore ci dà la pace, ci dà il perdono ma noi dobbiamo chiedere ‘liberaci dal male’, per non cadere nel male. Questa è la nostra speranza, la forza che ci dà Gesù, Gesù risorto, che è qui, in mezzo a noi: è qui.”
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