All’udienza generale di mercoledì 1 maggio, il Papa, continuando la catechesi sul Padre nostro, ha spiegato la penultima invocazione del Padre nostro tradotta dal greco con “non ci indurre in tentazione”. Ora “l’espressione originale greca contenuta nei Vangeli è difficile da rendere in maniera esatta, e tutte le traduzioni moderne sono un po’ zoppicanti. Su un elemento però possiamo convergere in maniera unanime: comunque si comprenda il testo, dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo.” E’ un’interpretazione “lontana dall’immagine di Dio che Gesù ci ha rivelato”, come ricorda la Lettera di Giacomo: “nessuno, quando è tentato, dica: ‘Sono tentato da Dio’; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno” (Gc 1,13). Infatti Dio “sempre combatte per noi, non contro di noi. È il Padre! È in questo senso che noi preghiamo il Padre nostro”. Così nella vita del Figlio di Dio la prova e la tentazione sono stati misteriosamente presenti, facendosi “completamente nostro fratello, in una maniera che sfiora lo scandalo. E sono proprio questi brani evangelici a dimostrarci che le invocazioni più difficili del ‘Padre nostro’, quelle che chiudono il testo, sono già state esaudite. Dio non ci ha lasciato soli, ma in Gesù Egli si manifesta come il ‘Dio-con-noi’ fino alle estreme conseguenze.”
Dio è presente anche nei momenti più bui quando, invece, l’uomo non è in grado di vegliare: “nel tempo dell’agonia, Dio chiede all’uomo di non abbandonarlo, e l’uomo invece dorme. Nel tempo in cui l’uomo conosce la sua prova, Dio invece veglia (…) Perché è Padre. Così abbiamo incominciato la preghiera: ‘Padre nostro’. E un padre non abbandona i suoi figli. (…) È il nostro conforto nell’ora della prova: sapere che quella valle, da quando Gesù l’ha attraversata, non è più desolata, ma è benedetta dalla presenza del Figlio di Dio.” Abbiamo la certezza che “Lui non ci abbandonerà mai”, anche durante il tempo della prova e della tentazione, perché “Cristo ha già preso su di sé anche il peso di quella croce, e ci chiama a portarla con Lui, abbandonandoci fiduciosi all’amore del Padre”. Egli “è con noi quando ci dà la vita, è con noi durante la vita, è con noi nella gioia, è con noi nelle prove, è con noi nelle tristezze, è con noi nelle sconfitte, quando noi pecchiamo, ma sempre è con noi, perché è Padre e non può abbandonarci.”
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.