Continua ad essere grave e piena di tensioni la situazione in Nicaragua. Infatti prosegue la repressione della protesta contro il governo Ortega. Si è concluso con un bilancio di due morti e diversi feriti l’assedio alla Chiesa della Divina Misericordia di Managua (venerdì 13 luglio), dove circa 200 studenti si erano rifugiati dopo le violenze scoppiate all’Universidad Nacional Autónoma de Nicaragua. Questo episodio, conclusosi grazie anche alla mediazione del nunzio, è solo l’ultimo di una lunga serie nel segno delle proteste contro il governo del presidente Daniel Ortega. Altre 2 persone sono state uccise nella città di Masaya, dove la polizia ha usato armi pesanti contro i manifestanti. Ne riferisce ampiamente nei suoi servizi Vatican news.
Dall’inizio della repressione governativa, il 18 aprile scorso, sarebbero oltre 350 i morti secondo le agenzie umanitarie. Le opposizioni chiedono le dimissioni di Ortega che è al potere dal 2007 per il terzo mandato consecutivo e governa insieme alla moglie Rosario Murillo, che è vicepresidente.
Il Papa, in questa situazione drammatica, ha incoraggiato i vescovi del Nicaragua “a continuare con il lavoro del dialogo” per arrivare ad una pacificazione e “a stare vicini alla popolazione nella sua sofferenza”. Lo ha ribadito, in un’intervista a TV2000, il card. Leopoldo Brenes (arcivescovo di Managua), che lunedì 9 luglio, mentre stava andando a esprimere la vicinanza della comunità ecclesiale nicaraguense a una parrocchia che negli scontri aveva subìto quattro vittime,.è stato aggredito da attivisti vicini al governo. Con lui sono stati colpiti anche il nunzio mons. Waldemar Stanislaw Sommertag ed il vescovo ausiliare di Managua mons. Silvio Báez,
“Il dialogo – ha detto il card. Brenes – è l’unica forma per arrivare alla pacificazione del Paese”, il Papa ci esorta “a mantenere l’unità della Conferenza episcopale” e offre “la sua preghiera perché noi possiamo continuare la nostra missione”. In questa situazione “umanamente – ha aggiunto il porporato – ci sta avere paura ma l’accompagnamento dei nostri sacerdoti per mezzo della preghiera è per noi una forza costante”. I presuli nicaraguensi in una riunione straordinaria hanno deciso all’unanimità, nonostante la repressione e le aggressioni anti-cattoliche, di continuare a svolgere il servizio di mediatori e testimoni del dialogo nazionale, come chiesto da Papa Francesco.
Intanto, Argentina, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Perù e Stati Uniti hanno elaborato una bozza di risoluzione in otto punti da far approvare all’Osa, l’Organizzazione degli Stati Americani, per invitare Ortega a stabilire un calendario per tenere nuove elezioni. Ortega ha tuttavia già ribadito che non intendono dimettersi né lui né la moglie e che resterà in carica fino al 2021.
All’agenzia Fides sono pervenute lettere di solidarietà ai presuli nicaraguensi dalle Conferenze episcopali di Argentina, Costa Rica, Panama, Perù e Messico, dove le comunità cattoliche sono unite nella preghiera per sostenere i vescovi del Nicaragua nella ricerca di una soluzione pacifica alla crisi.
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