Nella Repubblica Centrafricana è stato assassinato venerdì 29 giugno mons. Firmin Gbagoua, vicario generale della diocesi di Bambari. Padre Firmin è però solo l’ultima vittima della violenza efferata che attraversa tutto lo stato a la Repubblica Centrafricana. Qui “nessuno è protetto – ha detto padre Mathieu Bondobo, rettore e parroco della cattedrale di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione a Bangui come riporta Vatican news – nessuno nel Paese è al sicuro ma la Chiesa non ha intenzione di tacere”, per quanto ora viva un momento di profonda tristezza.
I combattimenti tra gruppi armati e milizie di autodifesa dal 2013 ad oggi sono in forte aumento soprattutto nel Nord del Paese. Nel mirino degli scontri ci sono religiosi e missionari, i Caschi blu dell’Onu, i volontari e spesso interi villaggi e case vengono dati alle fiamme e molti abusi vengono commessi a danno di minori e donne.
“La Chiesa in Centrafrica – ha aggiunto il sacerdote – è in tristezza e dolore per la morte di don Firmin Gbagoua… Gli hanno sparato un colpo nello stomaco ed è morto in conseguenza a questa grave ferita. Questa situazione viene a complicare ulteriormente la vita in Centrafrica”.
Questo aumento della violenza preoccupa naturalmente anche i vescovi centroafricani. In una lettera pubblicata alla fine della loro assemblea straordinaria, il 24 giugno, l’episcopato aveva notato “con stupore e amarezza”, l’arrivo di “nuovi mercenari che rendono difficile risolvere la crisi”.
Gian Paolo Cassano
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