“Il passo compiuto dal governo etiope è positivo e ci riempie il cuore di felicità. Adesso tocca a Isayas Afeworki muoversi. Sarà lui a decidere se vuole veramente fare la pace”. E’ il commento di alcuni religiosi cattolici eritrei all’Agenzia Fides riguardo la disponibilità del governo dell’Etiopia a cedere i territori contesi all’Eritrea e porre così fine alle tensioni ventennali seguite alla guerra tra i due paesi (1998-2000).
“Ciò che ci domandiamo – continuano i religiosi che per sicurezza rimangono anonimi – è se a Isayas Afeworki convenga davvero la pace con l’Etiopia. In vent’anni ha costruito il suo potere quasi assoluto agitando lo spettro della minaccia etiope e la necessità di farvi fronte a ogni costo”.
Il Presidente ha rimandato l’entrata in vigore della Costituzione affermando che l’emergenza sicurezza non era compatibile con la democrazia. Ha represso ogni forma di opposizione, sostenendo che il paese doveva rimanere unito. Ha chiuso giornali e radio indipendenti. Ha creato un esercito enorme in cui i ragazzi vengono arruolati a 17 anni. “Se firmasse la pace – continuano i religiosi – non avrebbe più scuse: Isayas dovrebbe garantire la democrazia e i diritti civili più elementari. Il regime si sfalderebbe. Dunque bisognerà vedere se farà questi passi”. “Nei religiosi c’è il sogno di un paese in pace: “Etiopi ed eritrei sono fratelli – continuano – hanno le stesse origini. Parlano lingue derivanti dallo stesso ceppo linguistico (ge’ez). Hanno le stesse tradizioni religiose. Gli stessi costumi e anche la stessa cucina. Sono chiamati alla riconciliazione e alla convivenza”.
Gian Paolo Cassano
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