In 54 città delle diocesi nigeriane il 22 maggio si sono tenute manifestazioni per dire ‘no’ alle violenze contro i cristiani, che coincidono con i funerali dei due sacerdoti uccisi a Makurdi assieme a 17 fedeli cattolici. Intervista con don Patrick Alumuku. Così le comunità cristiane del Paese, ma anche esponenti di altre religioni, si sono riunite per ribadire che si può agire “insieme, pacificamente – ha detto il card. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, capitale del paese – per una Nigeria migliore”.
“Un giorno come questo – ha detto a Vatican news don Patrick Alumuku, direttore della comunicazione dell’arcidiocesi di Abuja – non c’è mai stato nel nostro Paese, un giorno in cui tutta la Chiesa cattolica e tante altre persone sono riunite per manifestare contro la violenza che sta insanguinando” la Nigeria.
Il cardinale Onaiyekan e i vescovi nigeriani il 22 maggio hanno celebrato nella diocesi di Makurdi le esequie delle vittime dell’ultima strage avvenuta il 24 aprile scorso nel villaggio di Mbalom, nello Stato di Benue: un gruppo di pastori nomadi musulmani di etnia Fulani ha attaccato una chiesa e assassinato padre Joseph Gor e padre Felix Tyolaha, assieme a un gruppo di fedeli, subito dopo le celebrazioni del mattino. “Sono stati assassinati – ha aggiunto don Alumuku.- i nostri catechisti, i seminaristi, le suore e adesso i sacerdoti, tra le migliaia di altri cristiani che sono stati uccisi in questo Paese”
Grave è la situazione del paesee dei Boko Haram. C’è il caos totale. Tanti sono fuggiti dal nord e tante altre persone si trovano nei campi sfollati. Ora i miliziani sono scesi verso il centro del Paese dove la maggioranza è cristiana: “vanno nelle chiese e uccidono, che bruciano gli edifici di culto e che uccidono le persone nei villaggi, che poi occupano”. Con le marce odierne si è voluto così inviare “un messaggio potente” al governo nigeriano e alla comunità internazionale “per un cambiamento positivo”.
Gian Paolo Cassano
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