LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
“Educare alla speranza”: è stato questo il tema della catechesi all’udienza generale di mercoledì 20 settembre. Così il Papa ha parlato “come educatore, come padre” che parla a un giovane o a qualsiasi persona che ha da imparare. Il Pontefice ha innanzitutto esortato a non concedere spazio ai pensieri negativi, credendo che questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto: “alla fine dell’esistenza non ci aspetta il naufragio” perché Dio non delude. “Se ha posto una speranza nei nostri cuori, non la vuole stroncare con continue frustrazioni”. Ecco perché occorre confidare in Dio, che “ci ha fatto per fiorire”.
Bisogna non arrendersi: “ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto alzati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! (…) Chiedi che lo Spirito Santo possa nuovamente riempire il tuo nulla”. Francesco ha poi invitato a non ascoltare la voce di chi semina odio e divisioni, operando “la pace in mezzo agli uomini”, pazientando perché “ognuno è depositario di un frammento di verità”.
Ecco l’invito accorato: “ama le persone” ed “amale ad una ad una”, ma “soprattutto, sogna! Non avere paura di sognare. Sogna” un mondo che ancora non si vede. Il mondo cammina grazie allo sguardo di uomini che hanno sognato anche se derisi: “gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù, e portato migliori condizioni di vita su questa terra”. Pio un forte appello ad essere responsabili di questo mondo e della vita di ogni uomo: “ogni ingiustizia contro un povero è una ferita aperta e sminuisce la tua stessa dignità”, chiedendo a Dio il dono del coraggio perché Gesù ha vinto la paura, “la nostra nemica più infida”, che però non può nulla contro la fede. Occorre aver sempre “il coraggio della verità”, coltivando ideali: “vivi per qualcosa che supera l’uomo”, anche se un giorno dovessero chiedere un contro salato da pagare. Nell’errore occorre rialzarsi perché “nulla è più umano che commettere errori”, senza rimanerne ingabbiati. Infine l’invito ad imparare “dalla meraviglia”, a coltivare “lo stupore”.
Domenica 24 settembre, all’Angelus, riferendosi al Vangelo domenicale, ha evidenziato che “nel Regno di Dio non ci sono disoccupati; tutti sono chiamati a fare la loro parte e per tutti alla fine ci sarà il compenso che viene dalla giustizia divina”. Infatti “due sono gli aspetti del Regno di Dio che Gesù vuole comunicare: il primo, che Dio vuole chiamare tutti a lavorare per il suo Regno; il secondo, che alla fine vuole dare a tutti la stessa ricompensa, cioè la salvezza, la vita eterna”. Così, di fronte all’apparente ingiustizia di una logica umana piegata all’egoismo e al proprio tornaconto, il Papa ha esortato a lasciarci “stupire e affascinare dai pensieri e dalle vie di Dio che non sono i nostri pensieri e non sono le nostre vie” (Is. 55,8). Infine si è soffermato sullo sguardo “pieno di attenzione e benevolenza” del padrone “che chiama, che invita ad alzarsi, a mettersi in cammino, perché vuole la vita per ognuno di noi, vuole una vita piena, impegnata, salvata dal vuoto e dall’inerzia. Dio che non esclude nessuno e vuole che ciascuno raggiunga la sua pienezza. Questo è l’amore del nostro Dio, del nostro Dio che è Padre”.
Gian Paolo Cassano
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