LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Gesù usava un linguaggio semplice, servendosi “anche di immagini che erano esempio di vita quotidiana in modo da poter essere compreso facilmente da tutti”: lo ha ricordato il Papa all’Angelus di domenica 16 luglio. “Per questo lo ascoltavano volentieri e apprezzavano il suo messaggio che arrivava dritto nel loro cuore; e non era quel linguaggio complicato da comprendere, quello che usavano i Dottori della Legge del tempo, che non si capiva bene ma che era pieno di rigidità e allontanava la gente. E con questo linguaggio Gesù faceva capire il mistero del Regno di Dio: non era una teologia complicata”.
Gesù si identifica con il seminatore: “non ci attira conquistandoci, ma donandosi”, spargendo “con pazienza e generosità la sua Parola, che non è una gabbia o una trappola, ma un seme che può portare frutto”, se noi lo accogliamo. Gesù nel Vangelo fa una “radiografia spirituale” del nostro cuore, che è il terreno sul quale cade il seme della Parola: se è un terreno buono “allora la Parola porta frutto, e tanto,” ma può essere anche impermeabile, “quando sentiamo la Parola, ma essa ci rimbalza addosso, proprio come su una strada”. Può essere un terreno sassoso, quando il seme germoglia, ma non riesce a mettere radici: “così è il cuore superficiale, che accoglie il Signore, vuole pregare, amare e testimoniare, ma non persevera, si stanca e non ‘decolla’ mai. È un cuore senza spessore, dove i sassi della pigrizia prevalgono sulla terra buona, dove l’amore è incostante e passeggero. Ma chi accoglie il Signore solo quando gli va, non porta frutto”. C’è poi il terreno spinoso, pieno di rovi che soffocano le piante buone. Sono la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza, “sono i vizi che fanno a pugni con Dio, che ne soffocano la presenza: anzitutto gli idoli della ricchezza mondana, il vivere avidamente, per sé stessi, per l’avere e per il potere. Se coltiviamo questi rovi, soffochiamo la crescita di Dio in noi. Ciascuno può riconoscere i suoi piccoli o grandi rovi, i vizi che abitano nel suo cuore, quegli arbusti più o meno radicati che non piacciono a Dio e impediscono di avere il cuore pulito. Occorre strapparli via, altrimenti la Parola non porterà frutto”.
Di qui l’invito a trovare “il coraggio di fare una bella bonifica del terreno, una bella bonifica del nostro cuore, portando al Signore nella Confessione e nella preghiera i nostri sassi e i nostri rovi. Così facendo, Gesù, buon seminatore, sarà felice di compiere un lavoro aggiuntivo: purificare il nostro cuore, togliendo i sassi e le spine che soffocano la sua Parola”.
Gian Paolo Cassano
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