LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Mercoledì 31 maggio, all’udienza generale, il Papa ha tracciato il legame fra Spirito Santo e speranza cristiana che è come una vela che “raccoglie il vento dello Spirito e lo trasforma in forza motrice che spinge la barca”. Lo Spirito Santo dà speranza perché dona la testimonianza interiore che siamo figli di Dio e permette quindi di sperare contro ogni speranza, come Abramo e la Vergine Maria. E’ una speranza che non delude “perché c’è lo Spirito Santo dentro che ci spinge ad andare avanti, sempre avanti”. E’ Lui che ci rende capaci di seminare speranza, essere come Lui consolatori e difensori dei fratelli: il cristiano è uno che “semina olio di speranza, semina profumo di speranza e non aceto di amarezza e di dis-speranza”. Occorre essere consolatori e donare conforto ad immagine del Paraclito (come insegnava il Beato card. Newman), in modo da “sprecare speranza” con i più bisognosi. Infatti “sono soprattutto i poveri, gli esclusi, i non amati ad avere bisogno di qualcuno che si faccia per loro ‘paraclito’, cioè consolatore e difensore, come lo Spirito Santo si fa per ognuno di noi (…) consolatore e difensore. Noi dobbiamo fare lo stesso per i più bisognosi, per i più scartati, per quelli che hanno più bisogno, quelli che soffrono di più. Difensori e consolatori”. Lo Spirito Santo poi alimenta la speranza nell’intero creato. Tutto ciò chiede rispetto perché “non si può imbrattare un quadro senza offendere l’artista che lo ha creato”.
E’ necessaria “la gioia di sperare e non sperare di avere gioia”, perché “gli uomini hanno bisogno di speranza per vivere e dello Spirito Santo per sperare”.
Sabato 3 giugno, alla Veglia di preghiera di Pentecoste, al Circo Massimo , nel 50° del Rinnovamento Carismatico cattolico, presenti carismatici provenienti da tutto il mondo anche evangelici e pentecostale, ha messo in evidenza l’urgenza dell’unità dei cristiani. “uniti per opera dello Spirito Santo, nella preghiera e nell’azione per i più deboli”. Nella sua meditazione il Papa ha ricordato la Pentecoste e l’impegno a dimostrare che la pace è possibile, anche se non è facile dimostrarlo al mondo di oggi; ma in nome di Gesù si può fare. Abbiamo differenze, ma desideriamo essere “una diversità riconciliata”. Quindi si è soffermato sull’ecumenismo del sangue, evidenziando che “oggi ci sono più martiri dei primi tempi”. Amarci e camminare insieme sono i binari indicati da Francesco. Quindi ha ricordato l’importanza della lode, lasciando un mandato: “condividere con tutti nella Chiesa il Battesimo nello Spirito Santo, lodare il Signore senza sosta, camminare insieme con i cristiani di diverse Chiese e comunità cristiane nella preghiera e nell’azione per i più bisognosi. Servire i più poveri e gli infermi.”
Presiedendo la S. Messa di Pentecoste domenica 4 giugno il Papa ha parlato dello Spirito Santo che è il primo dono di Gesù risorto per perdonare i peccati. Egli ha ricordato che lo Spirito Santo “crea la diversità e l’unità” e “plasma un popolo nuovo, variegato e unito, la Chiesa universale”, facendo fiorire, in ogni tempo “carismi nuovi e vari.” Lo “Spirito realizza l’unità: collega, raduna, ricompone l’armonia”, quella vera, “secondo Dio” che “non è uniformità, ma unità nella differenza”. Di qui l’invito ad evitare “due tentazioni ricorrenti. La prima è quella di cercare la diversità senza l’unità”. E’ ciò che “succede quando ci si vuole distinguere, quando si formano schieramenti e partiti, quando ci si irrigidisce su posizioni escludenti, quando ci si chiude nei propri particolarismi, magari ritenendosi i migliori o quelli che hanno sempre ragione. Sono i cosiddetti custodi della verità. Allora si sceglie la parte, non il tutto, l’appartenere a questo o a quello prima che alla Chiesa; si diventa ‘tifosi’ di parte anziché fratelli e sorelle nello stesso Spirito; cristiani ‘di destra o di sinistra’ prima che di Gesù; custodi inflessibili del passato o avanguardisti del futuro prima che figli umili e grati della Chiesa”. All’opposto “è quella di cercare l’unità senza la diversità”: così “l’unità diventa uniformità, obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo. Così l’unità finisce per essere omologazione e non c’è più libertà. Ma, dice San Paolo, «dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà» (2 Cor 3,17)”.
Occorre chiedere allo Spirito Santo “la grazia di accogliere la sua unità, uno sguardo che abbraccia e ama, al di là delle preferenze personali, la sua Chiesa, la nostra Chiesa; di farci carico dell’unità tra tutti, di azzerare le chiacchiere che seminano zizzania e le invidie che avvelenano, perché essere uomini e donne di Chiesa significa essere uomini e donne di comunione; è chiedere anche un cuore che senta la Chiesa nostra madre e nostra casa: la casa accogliente e aperta, dove si condivide la gioia pluriforme dello Spirito Santo”. Ora “lo Spirito è il primo dono del Risorto e viene dato anzitutto per perdonare i peccati. Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono. Perché il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare: il perdono dà speranza, senza perdono non si edifica la Chiesa”. Lo Spirito del perdono “ci esorta invece a percorrere la via a doppio senso del perdono ricevuto e del perdono donato, della misericordia divina che si fa amore al prossimo, della carità come «unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato» (Isacco della Stella, Discorso 31). Chiediamo la grazia di rendere sempre più bello il volto della nostra Madre Chiesa rinnovandoci con il perdono e correggendo noi stessi: solo allora potremo correggere gli altri nella carità”.
Al Regina Coeli, dopo la Messa di Pentecoste, Papa Francesco ha chiesto preghiere per le vittime degli attentati terroristici avvenuti sabato 3 giugno a Londra: “lo Spirito doni pace al mondo intero; guarisca le piaghe della guerra e del terrorismo, che anche questa notte, a Londra, ha colpito civili innocenti: preghiamo per le vittime e i familiari”.
Gian Paolo Cassano
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