LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Maria, Madre di Dio, e le tante mamme che danno la vita per i propri figli, sono state al centro dell’omelia di Francesco nel giorno di Capodanno: la celebrazione della Maternità di Maria “all’inizio di un nuovo anno” significa ricordare che “non siamo orfani”. Le madri sono “l’antidoto più forte” contro le chiusure: “una società senza madri sarebbe non soltanto una società fredda, ma una società che ha perduto il cuore, che ha perduto il ‘sapore di famiglia’. Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione. Perché le madri, perfino nei momenti peggiori, sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione incondizionata, la forza della speranza”. Tra esse, le tante madri che “non si arrendono”, “dando letteralmente la vita”: sono “madri che, avendo i figli in carcere o prostrati in un letto di ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, col freddo e il caldo, con la pioggia e la siccità, non si arrendono e continuano a lottare per dare loro il meglio. O quelle madri che, nei campi-profughi, o addirittura in mezzo alla guerra, riescono ad abbracciare e a sostenere senza vacillare la sofferenza dei loro figli”. Quindi “iniziare l’anno facendo memoria della bontà di Dio nel volto materno di Maria, nel volto materno della Chiesa”, nei volti delle nostre madri, protegge “dalla corrosiva malattia della ‘orfanezza spirituale”, che l’anima vive quando “si spegne in noi il senso di appartenenza” a una famiglia, a un popolo, “al nostro Dio”. Un’orfanezza che trova spazio nel “cuore narcisista” che sa guardare solo i propri interessi e dimentica che la vita è dono. “Un tale atteggiamento di orfanezza spirituale è un cancro che silenziosamente logora e degrada l’anima. (…) E da ultimo finisce per degradare noi stessi perché dimentichiamo chi siamo, quale ‘nome’ divino abbiamo. La perdita dei legami che ci uniscono, tipica della nostra cultura frammentata e divisa, fa sì che cresca questo senso di orfanezza e perciò di grande vuoto e solitudine”. Oggi “la mancanza di contatto fisico (e non virtuale) fa perdere la capacità della compassione, l’orfanezza spirituale “ci fa perdere la memoria” di cosa significhi essere figli, nipoti, genitori, nonni, amici, credenti. Invece celebrare la festa della Santa Madre di Dio, “ci fa spuntare di nuovo il sorriso” perché sentiamo di appartenere e “ci ricorda che non siamo merce di scambio o terminali recettori di informazione. Siamo figli, siamo famiglia, siamo popolo di Dio”. Infine ha invitato ad accogliere il suo sguardo materno, “a prenderci cura della vita nello stesso modo e con la stessa tenerezza con cui lei se n’è presa cura”: tutto ciò “seminando speranza, seminando appartenenza, seminando fraternità. Celebrare la Santa Madre di Dio ci ricorda che abbiamo la Madre; non siamo orfani, abbiamo una madre. Professiamo insieme questa verità! E vi invito ad acclamarla in piedi tre volte come fecero i fedeli di Efeso: Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio!”
All’Angelus ha ricordato la Giornata mondiale della pace (proponendo di assumere “la nonviolenza come stile per una politica di pace”) ed espresso il proprio dolore per l’attentato di Capodanno a Istanbul, pregando “il Signore di sostenere tutti gli uomini di buona volontà” perché “si rimboccano coraggiosamente le maniche per affrontare la piaga del terrorismo e questa macchia di sangue che avvolge il mondo con un’ombra di paura e di smarrimento”. Quindi ha rivolto i suoi auguri di buon anno: “l’anno sarà buono nella misura in cui ognuno di noi, con l’aiuto di Dio, cercherà di fare il bene giorno per giorno. Così si costruisce la pace, dicendo ‘no’ – con i fatti – all’odio e alla violenza e ‘sì’ alla fraternità e alla riconciliazione”. Aveva poi sottolineato che Maria ha dato “la sua disponibilità ad essere coinvolta nell’attuazione del piano di salvezza di Dio”, che “ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore” e “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”. A conclusione ha proposto una preghiera di ringraziamento a Maria per aver dato al mondo il Salvatore: “Grazie, o Santa Madre del Figlio di Dio Gesù! Grazie per la tua umiltà che ha attirato lo sguardo di Dio; grazie per la fede con cui hai accolto la sua Parola; grazie per il coraggio con cui hai detto ‘eccomi’, dimentica di te, affascinata dall’Amore Santo, fatta un tutt’uno con la sua speranza. Grazie, o Santa Madre del Figlio di Dio Gesù! Prega per noi, pellegrini nel tempo; aiutaci a camminare sulla via della pace. Amen”.
Gian Paolo Cassano
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