NESSUNO NE PARLA (O QUASI)
news quasi sconosciute
a cura di Gian Paolo Cassano
Sono 119 milioni i poveri in Europa oggi; per rispondere alle loro esigenze la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) ha pubblicato (lunedì 12 dicembre) una “Dichiarazione sulla povertà e l’esclusione sociale”, in seguito all’Assemblea plenaria che si è svolta a fine ottobre. I vescovi ritengono indispensabile costruire una “comunità di solidarietà e responsabilità” che potrà realizzarsi percorrendo sei piste. La prima passa attraverso la “promozione dello sviluppo integrale”, secondo la strategia “Europa 2020” che non va “persa di vista”, soprattutto quanto “agli indicatori sociali e ambientali” e sostenendo “modi di consumo e di produzione alternativi”. Si tratta poi “assicurare la coerenza delle politiche” perché “le politiche future”, specie quelle di “fiscalità equa” contribuiscano a “eliminare le cause strutturali della povertà”. La terza pista riguarda un riequilibrio di “ interessi economici e diritti sociali” perché finisca la crescita delle disuguaglianze.
Occorre poi “difendere condizioni di lavoro adeguate”, riconoscendo “le famiglie come attori chiave della società” con “sostegni più importanti” e politiche “centrate su di esse”, insieme a uno stile che favorisca “il dialogo e la cooperazione” con tutti gli attori, a partire dai poveri stessi.
Nell’Unione Europea c’è “un quarto della popolazione ancora oggi esposta al rischio di povertà e di esclusione sociale”; per questo i vescovi europei incoraggiano “l’Ue e i suoi Stati membri a sviluppare, in collaborazione con la società civile e gli attori delle chiese, un approccio integrale di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale in tutte le sue forme”.
Ora il problema della povertà si è spostato “dalle periferie al cuore delle nostre società” e attanaglia oggi bambini, giovani, disoccupati di lungo periodo, “lavoratori poveri”, gruppi sociali discriminati. Sono essi, “i più vulnerabili” che “dovrebbero essere al centro delle politiche locali nazionali e dell’Unione”, guidate dai principi “della solidarietà e sussidiarietà”. E’ necessario un modello di “economia sociale di mercato” che lega “il principio del libero mercato con l’esigenza della solidarietà e i meccanismi di servizio al bene comune”; solo così si potrà offrire un “approccio integrale per combattere la povertà”.
Gian Paolo Cassano
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