LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
“Chiediamo al Signore di convertire il cuore dei violenti accecati dall’odio”. Lo ha detto il Papa domenica 3 luglio, all’Angelus, ricordando le “vittime innocenti” delle stragi terroristiche di venerdì 1 luglio a Dacca in Bangladesh e domenica 3 mattina a Baghdad in Iraq. Riflettendo sul Vangelo domenicale, ha rimarcato come Gesù ci abbia ‘avvicinato’ Dio: “si è fatto uno di noi, in Gesù, Dio regna in mezzo a noi, il suo amore misericordioso vince il peccato e la miseria umana”. E’ questa “la Buona Notizia” che gli “operai della messe (…) i missionari del Regno di Dio”, sono chiamati a “portare a tutti”. Ciò vuol dire che “il Regno di Dio si costruisce giorno per giorno e offre già su questa terra i suoi frutti di conversione, di purificazione, di amore e di consolazione tra gli uomini. (…) Non distruggere, costruire”.Così il discepolo di Gesù “anzitutto dovrà essere consapevole della realtà difficile e talvolta ostile che lo attende. Infatti Gesù dice: ‘Vi mando come agnelli in mezzo a lupi’, chiarissimo. L’ostilità che è sempre all’inizio delle persecuzioni dei cristiani, perché Gesù sa che la missione è ostacolata dall’opera del maligno.” Ma si sforzerà “di essere libero da condizionamenti umani” e “non portando borsa, né sacca, né sandali”, ma facendo “affidamento soltanto sulla potenza della Croce di Cristo”. Vuol dire “abbandonare ogni motivo di vanto personale” in una “missione stupenda e destinata a tutti, nessuno escluso”. Facendo omaggio poi un omaggio alla dedizione di tanti uomini e donne che quotidianamente annunciano il Vangelo, ha invitato i giovani a non aver paura di seguire Gesù: “siate coraggiosi e portare agli altri questa fiaccola dello zelo apostolico che ci è stata data da questi esemplari discepoli.”
Dolore e preghiera erano state espresse dal Papa anche mercoledì 29 giugno all’Angelus per le vittime del drammatico attacco del 28 giugno all’aeroporto di Istanbul: “il Signore converta i cuori dei violenti e sostenga i nostri passi sulla via della pace”. Ha parlato poi dei due patroni di Roma, Pietro e Paolo, “due colonne e due grandi luci che brillano non solo nel cielo di Roma, ma nel cuore dei credenti di Oriente e di Occidente”. A Roma “si fecero annunciatori e testimoni del Vangelo tra la gente e suggellarono col martirio la loro missione di fede e di carità” e se qui conosciamo Gesù, “lo si deve al coraggio apostolico di questi due figli del Vicino Oriente”. Oggi vogliono portare ancora una volta Gesù “il suo amore misericordioso, la sua consolazione, la sua pace”. Da qui l’invito ad accogliere “il loro messaggio; (…) la fede schietta e salda di Pietro, il cuore grande e universale di Paolo ci aiuteranno ad essere cristiani gioiosi, fedeli al Vangelo e aperti all’incontro con tutti”.
Presiedendo l’Eucaristia con l’imposizione ai 25 nuovi arcivescovi metropoliti del pallio, (presente la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli), il Papa aveva parlato della preghiera come chiave che apre e libera, per fare la sua professione di fede, e dal “suo io orgoglioso e pauroso” verso la missione che Gesù gli ha affidato. “La vita di Simone, pescatore galileo, come la vita di ognuno di noi, si apre, sboccia pienamente quando accoglie da Dio Padre la grazia della fede. Allora Simone si mette sulla strada – una strada lunga e dura – che lo porterà a uscire da sé stesso, dalle sue sicurezze umane, soprattutto dal suo orgoglio mischiato con il coraggio e con il generoso altruismo. In questo suo percorso di liberazione, decisiva è la preghiera di Gesù: ‘Io ho pregato per te [Simone], perché la tua fede non venga meno’”.
Gian Paolo Cassano
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