LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
E’ una tentazione comune quella di provare fastidio nei confronti di profughi e rifugiati. Lo ha constatato il Papa all’udienza generale mercoledì 15 giugno, dedicata al tema: “La misericordia è luce”. L’indifferenza e l’ostilità “rendono ciechi e sordi”, verso quegli “uomini che, per diverse cause, sono stati spinti ai margini sociali” e “spesso senza parole” gridano “la salvezza, l’aiuto, un po’ di interesse, di compassione, un gesto di solidarietà e di inclusione nella vita della società”.
Commentando il brano del cieco di Gerico, Francesco ha esortato ad avere “la sensibilità e il desiderio” di venire incontro a chi ha bisogno: seguendo Cristo, possiamo porre “al centro” della nostra strada “colui che ne era escluso”.
Gesù “obbliga” tutti a prendere coscienza che “il buon annuncio implica porre al centro della propria strada colui che ne era escluso”: il passaggio del Signore è un “incontro di misericordia che tutti unisce intorno a Lui” per permettere di riconoscere chi ha bisogno “di aiuto e di consolazione”. Ora “anche nella nostra vita Gesù passa; e quando passa Gesù, e io me ne accorgo, è un invito ad avvicinarmi a Lui, a essere più buono, a essere un cristiano migliore, a seguire Gesù”.
Ciò che è accaduto al cieco, aggiunge, fa sì che anche la gente finalmente veda, perché Gesù “effonde la sua misericordia su tutti coloro che incontra”: li chiama, “li fa venire da sé, li raduna, li guarisce e li illumina”, creando un nuovo popolo che celebra “le meraviglie del suo amore misericordioso”. Di qui l’invito: “lasciamoci anche noi chiamare da Gesù, e lasciamoci guarire da Gesù, perdonare da Gesù, e andiamo dietro Gesù lodando Dio”.
Gian Paolo Cassano
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