LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Un cristiano, neanche nei momenti difficili, non smetta mai di pregare; lo ha ricordato il Papa all’udienza generale di mercoledì 25 maggio, spiegando la parabola del giudice e della vedova.
In quell’uomo di legge non c’è impulso di “misericordia” né voce della “coscienza”: agisce solo per spezzare quel continuo fastidio. Ora “se la vedova è riuscita a piegare il giudice disonesto con le sue richieste insistenti, quanto più farà Dio “che è Padre buono e giusto”. Ecco perché bisogna pregare senza stancarsi, perché “a differenza del giudice disonesto, Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo. La preghiera non è una bacchetta magica! (…) Essa aiuta a conservare la fede in Dio, e ad affidarci a Lui anche quando non ne comprendiamo la volontà”. Un esempio straordinario viene da Gesù e dalla sua preghiera carica d’angoscia nel Getsemani, dove il Padre esaudisce la sua richiesta di salvarlo dalla morte, anche se “la via percorsa per ottenerla è passata attraverso la morte stessa!”. Ciò che conta, quindi, “non sono i tempi e i modi con i quali Dio sceglie di ascoltare una supplica, bensì il rapporto che si instaura con Lui”, nell’affidarsi alla volontà del Padre, come Gesù.
“L’oggetto della preghiera passa in secondo piano; ciò che importa prima di tutto è la relazione con il Padre. Ecco cosa fa la preghiera: trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di Dio, qualunque essa sia, perché chi prega aspira prima di tutto all’unione con Dio Lui, che è Amore misericordioso”. Allora è “la preghiera che conserva la fede, senza di essa la fede vacilla! Chiediamo al Signore una fede che si fa preghiera incessante, perseverante, come quella della vedova della parabola, una fede che si nutre del desiderio della sua venuta”.
Domenica 29 maggio, nel giorno del Giubileo dei diaconi, ha tracciato l’identikit di questo prezioso ministro che è insieme un apostolo e un servitore: mai “schiavo” dell’agenda dei suoi impegni e sempre capace di “trascurare gli orari” per aprire tempi e spazi ai fratelli, secondo lo stile di Dio improntato alla “mitezza”. Essere “apostolo” e “servitore”: così dev’essere il diacono, perché “sono due facce della stessa medaglia”, in quanto “chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù”. Infatti “il discepolo di Gesù non può andare su una strada diversa da quella del Maestro, ma se vuole annunciare deve imitarlo, come ha fatto Paolo: ambire a diventare servitore. In altre parole, se evangelizzare è la missione consegnata a ogni cristiano nel Battesimo, servire è lo stile con cui vivere la missione, l’unico modo di essere discepolo di Gesù. È suo testimone chi fa come Lui: chi serve i fratelli e le sorelle, senza stancarsi di Cristo umile, senza stancarsi della vita cristiana che è vita di servizio”. Per questo è necessario un allenamento quotidiano alla “disponibilità”, a donare la vita: “chi serve non è un custode geloso del proprio tempo, anzi rinuncia ad essere il padrone della propria giornata” e “non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa, alle sorprese quotidiane di Dio”, spendo avere il “coraggio di trascurare gli orari”, perché ci sia sempre una porta aperta a ricevere la gente. Poi ha indicato la mitezza come “una delle virtù dei diaconi… Quando il diacono è mite, è servitore e non gioca a scimmiottare i preti, no, no… è mite. (…) Si comporta, forse senza saperlo, secondo lo stile di Dio, che è ‘mite e umile di cuore’”. Questi “sono anche i tratti miti e umili del servizio cristiano, che è imitare Dio servendo gli altri: accogliendoli con amore paziente, comprendendoli senza stancarci, facendoli sentire accolti, a casa, nella comunità ecclesiale, dove non è grande chi comanda, ma chi serve. E mai sgridare: mai!”
All’Angelus poi ha ricordato la Giornata Nazionale del Sollievo “finalizzata ad aiutare le persone a vivere bene la fase finale dell’esistenza terrena” ed il tradizionale pellegrinaggio in Polonia al Santuario mariano di Piekary: “la Madre della Misericordia sostenga le famiglie e i giovani in cammino verso la Giornata Mondiale di Cracovia”. Ha anche ricordato la speciale giornata scandita dalla preghiera (il 1 giugno) in Siria, come occasione per una speciale preghiera che unirà le comunità cattoliche ed ortodosse: “vivranno insieme una speciale preghiera per la pace che avrà come protagonisti proprio i bambini. I bambini siriani invitano i bambini di tutto il mondo ad unirsi alla loro preghiera per la pace”.
Gian Paolo Cassano
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