LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Chiaro e forte è giunto il messaggio del Papa a lottare contro la mafia e a seguire l’esempio coraggioso di padre Pino Puglisi (di cui è aperta la causa per le beatificazione). Lo ha ribadito il Papa incontrando i giovani, nel corso del suo viaggio a Palermo domenica scorsa 3 ottobre rendendo omaggio al giudice Falcone a Capaci
Una Sicilia che deve diventare modello di legalità e solidarietà, ricordando tra gli altri l’esempio della giovane beata Chiara Badano, come testimonianza di fede, perché ha saputo accogliere la malattia, il dolore, senza mai sentirsi sola; “era ricolma – ha detto il Papa – della luce di Dio”, accesa in lei dai genitori: “è la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione”.
Il Papa ha accennato anche ad altre splendide testimonianze di giovani siciliani: la Beata Pina Suriano, Maria Carmelina Leone e Maria Magno, grande educatrice; Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo, e tanti altri giovani. “Spesso la loro azione non fa notizia, perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia!”.
Con un forte appello Benedetto XVI , ha invitato i giovani a non avere paura a contrastare il male, facendo riferimento alla figura biblica dell’albero affondando le radici nel “fiume” del bene: “insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i nostri Vescovi hanno detto e dicono!”.
Benedetto XVI era giunto a Palermo, in occasione del raduno regionale ecclesiale delle famiglie e dei giovani. Celebrando l’Eucaristia in mattinata egli ha voluto condividere “gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa comunità diocesana” e la consapevolezza dei tanti problemi che affliggono l’isola. “Sono qui – ha detto il Papa – per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”.
Commentando i testi liturgici ha evidenziato il dono della fede, fondamento della vita cristiana; occorre chiedere “la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita … la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza”.
Il Pontefice ha parlato dell’apostolo Paolo ed ha sottolineato come la Sicilia sia stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, sia una “terra di santi, appartenenti ad ogni condizione di vita, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità.” Di qui l’incoraggiamento a non avere “timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili!”. E’ la fede che dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi: “chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, è capace di portare la forza dirompente del Vangelo”.
All’Angelus ha ricordato la beatificazione, a Parma, di Anna Maria Adorni, testimone dell’amore di Dio tra le donne carcerate a guardare alla Madre di Dio, “modello della vita cristiana”: “sostenga le famiglie nell’amore e nell’impegno educativo; renda fecondi i germi di vocazione che Dio semina largamente tra i giovani; infonda coraggio nelle prove, speranza nelle difficoltà, rinnovato slancio nel compiere il bene…. affinché nessuno in esse sia emarginato o bisognoso, ma ciascuno, specialmente i più piccoli e deboli, si senta accolto e valorizzato”.
Nel pomeriggio poi ha incontrato nella Cattedrale di Palermo i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi. Con essi ha evidenziato l’impegno del sacerdote ispirato dalla carità di Cristo e la predicazione “eloquente” anche se in clausura di monaci e monache. Chi abbraccia il sacerdozio “non può restare lontano dalle preoccupazioni quotidiane del Popolo di Dio”, raccomanda il Papa, ma deve farlo sempre “nella prospettiva della salvezza e del Regno di Dio”.
“Prostrato davanti a Gesù, qui in mezzo a voi, io ho chiesto di infiammare i vostri cuori con la sua carità, così che siete assimilati a Lui e possiate imitarlo nella più completa e generosa donazione alla Chiesa e ai fratelli …. E’ essenziale per la Chiesa – ha sottolineato Benedetto XVI – che l’identità del sacerdote sia salvaguardata, con la sua dimensione verticale”.
Per questo occorre continuare “a seguire Gesù senza compromessi”, sull’esempio di alcune esemplari figuri siciliane, come Sant’Annibale Maria di Francia, il Beato Giacomo Cusmano, il Beato Francesco Spoto, don Puglisi.
In settimana (all’Udienza di mercoledì 29 settembre) il Pontefice aveva incoraggiato ad intensificare l’amicizia con Cristo attraverso la preghiera e la partecipazione “attenta, fedele e attiva” alla Santa Messa presentando la storia spirituale di Santa Matilde di Hackeborn, mistica tedesca del XIII secolo.
“Illuminata dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compone numerose preghiere. È maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida nel discernimento (…) Le suore si riunivano intorno a lei per sentire la parola di Dio, come presso un predicatore (…) Molte persone, non solo nel Monastero, ma anche estranei, religiosi e secolari, venuti da lontano, attestavano che questa santa vergine li aveva liberati dalle loro pene e che non avevano mai provato tanta consolazione come presso di lei”.
Gian Paolo Cassano
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