La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Un anno santo della misericordia: è quanto ha annunciato, a sorpresa, il Papa venerdì scorso 13 marzo, durante l’omelia della celebrazione penitenziale con la quale il Papa ha aperto l’iniziativa “24 ore per il Signore”, come un’opportunità attraverso cui “la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia”. Sarà un Giubileo straordinario “che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: ‘siate misericordiosi come il Padre. (…) Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo e volto vivo della misericordia del Padre”. Sarà il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione a curarne l’organizzazione “perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia, ha continuato, sono convinto che tutta la Chiesa, che ha tanto bisogno di ricevere misericordia, perché siamo peccatori, potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ogni donna del nostro tempo”.
Nella catechesi dell’udienza generale di mercoledì 11 marzo il Pontefice è ancora tornato sul tema dell’anzianità, affermando che se la società tende a scartare gli anziani, il Signore non ci scarta, ma “ci chiama a seguirlo in ogni età della vita e anche l’anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore. L’anzianità è una vocazione. Non è ancora il momento di ‘tirare i remi in barca’”. Di qui l’invito alle famiglie perché accolgano le persone anziane “con riconoscenza”, per ricevere la loro testimonianza di saggezza “necessaria alle giovani generazioni”. Ricordando di appartenere a questa fascia di età e citando Simeone e Anna, “vecchi straordinari”, il Pontefice ha invitato a diventare “poeti della preghiera”. Abbiamo bisogno di “anziani che preghino, perché la vecchiaia ci è data proprio per questo”, la loro preghiera è un “grande dono (…) per la Chiesa, è una ricchezza! Una grande iniezione di saggezza anche per l’intera società umana: soprattutto per quella che è troppo indaffarata, troppo presa, troppo distratta”. In tale prospettiva, un pensiero è andato al suo predecessore: “guardiamo a Benedetto XVI, che ha scelto di passare nella preghiera e nell’ascolto di Dio l’ultimo tratto della sua vita”.
Ha poi invitato a riflettere su questo periodo della vita “diverso dai precedenti”, che va forse anche inventato “perché le nostre società non sono pronte, spiritualmente e moralmente”, a dare ad esso il suo pieno valore. Anche la spiritualità cristiana “è stata colta un po’ di sorpresa”: occorre quindi “delineare una spiritualità delle persone anziane”, perché se “una volta” non era così normale avere tempo a disposizione, oggi “lo è molto di più”. I nonni e le nonne formano una “‘corale permanente di un grande santuario spirituale”, in sostegno alla “comunità che lavora e lotta nel campo della vita”. La preghiera, poi, “purifica incessantemente il cuore”, prevenendo l’indurimento del cuore nel risentimento e nell’egoismo. Questa è dunque la “missione dei nonni”, la “vocazione degli anziani”, perché “le parole dei nonni hanno qualcosa di speciale, per i giovani”, che comprendono tale importanza: lo stesso Francesco, ha confessato, conserva ancora nel breviario le parole che la nonna gli scrisse il giorno dell’ordinazione sacerdotale. “Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani” !
Domenica 15 marzo, all’Angelus, ha rivolto il suo grido di dolore per gli attentati contro i cristiani in Pakistan: “i cristiani sono perseguitati. I nostri fratelli versano il sangue soltanto perché sono cristiani. Mentre assicuro la mia preghiera per le vittime e per le loro famiglie, chiedo dal Signore, imploro dal Signore, fonte di ogni bene, il dono della pace e la concordia per quel Paese, e che questa persecuzione contro i cristiani che il mondo cerca di nascondere, finisca e ci sia la pace”.
Così ha anche espresso la solidarietà alla popolazione di Vanuatu, nell’Oceano Pacifico, colpita da un forte ciclone.
Nelle catechesi sul Vangelo domenicale, poi, si è soffermato sulla gratuità dell’amore di Dio che è ricco di misericordia: “Dio ci ama, ci ama davvero, e ci ama così tanto! Ecco l’espressione più semplice che riassume tutto il Vangelo, tutta la fede, tutta la teologia: Dio ci ama di amore gratuito e sconfinato”. E’ un amore gratuito che si manifesta in tutta la storia della salvezza: “il Signore sceglie il suo popolo non perché se lo meriti e gli dice così: ‘Io ti ho scelto proprio perché sei il più piccolo tra tutti i popoli’. E quando venne ‘la pienezza del tempo’, nonostante gli uomini avessero più volte infranto l’alleanza, Dio, anziché abbandonarli, ha stretto con loro un vincolo nuovo, nel sangue di Gesù, il vincolo della nuova ed eterna alleanza, un vincolo che nulla potrà mai spezzare”.
E nella “Croce di Cristo” che ritroviamo “la prova suprema dell’amore di Dio per noi: Gesù ci ha amati «sino alla fine» (Gv 13,1), cioè non solo fino all’ultimo istante della sua vita terrena, ma fino all’estremo limite dell’amore”. Egli “è venuto a soffrire e morire per noi. E questo, per amore: così grande è la misericordia di Dio! Perché ci ama, ci perdona. Con la sua misericordia Dio perdona tutto, e Dio perdona sempre”.
Gian Paolo Cassano

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