Carmelo

MONTIGLIO M. – Sono passati quasi 43 anni dalla fondazione del Monastero Mater Unitatis, il piccolo e pulsante Carmelo nel cuore delle nostra diocesi. E’ uscito in questo settimane un interessantissimo volume che ripercorre la nascita del Carmelo attraverso alla corrispondenza indirizzata a suor Maria Paola (fondatrice e prima Madre del Carmelo) che affascinò il card. Michele Pellegrino con i suoi scritti spirituali e che divenne sua figlia spirituale. Il rapporto tra i due ebbe come conseguenza la decisione di fondare in provincia di Asti un nuovo monastero carmelitano, insieme ai Vescovo di Casale mons. Giuseppe Angrisani e Mons. Carlo Cavalla
Si tratta di “Lettere a suor Paola Maria. Il Cardinale Pellegrino e la fondazione del Carmelo di Montiglio Corrispondenza (1959-1981)”, edito da Effatà di Cantalupa (TO) (pp. 272, € 19,00).
Il card. Pellegrino come direttore spirituale. Così scrive a sr Maria Paola: «dì, figliuola: sento la paternità spirituale, dopo l’invasione dello Spirito Santo nella consacrazione, con una nuova lucidità e intensità; e vorrei dare tanto di più ai miei figli in Cristo, a Lei. Che cosa posso fare se non aprire l’anima mia alle effusioni della grazia per riversarla sempre più abbondante su coloro che il Signore
Il brano riportato è del 3 ottobre 1965, poche settimane dopo la consacrazione episcopale; il nuovo arcivescovo di Torino è a Roma per partecipare alle ultime sedute del Vaticano II, e così
scrive alla priora del Carmelo di Montiglio M., suor Paola Maria dello Spirito Santo, carmelitana di clausura, che ne fu la priora dalla fondazione fino alla morte (2011). E fu il cardinale a volere e promuovere l’insediamento di quella comunità, tuttora viva e vivace, per disporre, alle porte della diocesi di Torino, di un riferimento forte di spiritualità e preghiera, che si ponesse nella linea e nello stile avviati con il Concilio Vaticano II.
Il libro raccoglie le lettere indirizzate da Pellegrino a suor Paola dal 1959 al 1981 (quando la malattia confinerà il cardinale nel «silenzio fecondo» del Cottolengo), che aveva conosciuto attraverso gli scritti su santa Maria Maddalena de’ Pazzi, che la giovane monaca produceva nel Carmelo di Firenze. Da allora il dialogo si fece costante, e sempre più intenso e profondo. Il libro, curato dalle carmelitane di Montiglio, raccoglie l’intera corrispondenza del cardinale, che suor Paola aveva conservato. Mancano invece del tutto gli scritti della priora: scritti della priora: negli anni della malattia (tre lunghi anni di «nudo patire», fino al 2011) decise di bruciare tutte le sue carte. Ma gli scritti di Pellegrino (accompagnati da una serie importante di allegati) servono a ricostruire una storia complessa, dove si incrociano personaggi come il card. Anastasio Ballestrero, p. David Maria Turoldo ed il prof. Giorgio La Pira e in cui la spiritualità di Maria Maddalena de’ Pazzi si incontra con l’attualità di una Chiesa che dopo il Concilio cerca gesti e cammini adeguati per realizzare la «novità » del Vaticano II.
Così il card. Pellegrino chiederà alle monache di Firenze di fondare una nuova comunità, proposta (siamo nel 1969) accolta con entusiasmo. Pellegrino ha in mente un Carmelo «diverso» capace di un’esperienza esistenziale più vicina a quel che gli uomini e le donne d’oggi – i giovani soprattutto – cercano. Nello stesso anno suor Paola, Maria con regolare permesso del Papa, visita la nuova casa, dove entrerà con le prime monache nel 1971. L’anno dopo (3 aprile 1972) il card. Pellegrino con mons. Carlo Cavalla, vescovo di Casale, consacrerà la chiesa del Carmelo, disegnata, nello
spazio della Villa Puzzi, dall’arch. Roggero, torinese, in cui lo spazio claustrale è ben riconoscibile e circoscritto ma anche aperto e non nascosto: l’architettura, insomma, realizza quella «unità» della Chiesa che è tra le altre grandi aspirazioni del Concilio.
La vicenda storica di Montiglio traspare dalle lettere del cardinale ma non ne costituisce il cuore.
Al centro, infatti, vi è il lungo e ininterrotto dialogo spirituale tra l’arcivescovo e la sua figlia spirituale, dialogando sulla Chiesa e sui Padri, con le sofferenze fisiche con cui suor Paola Maria è stata chiamata a convivere: «Vedo, con Lei, la mano del Padre Celeste in tutto ciò che è accaduto. La sua sofferenza è partecipazione più intima alla passione di Cristo nei suoi momenti di oscurità e di angoscia. È partecipazione alla fecondità del suo sacrificio. Credo sia appena il caso di dirle che ciò non deve per nulla sminuire la sua libertà, la sua semplicità nell’esprimere quanto lo Spirito le suggerisce. Del resto, vedo dai suoi scritti l’opera di purificazione che lo Spirito va compiendo in Lei anche per mezzo di codeste sofferenza, l’opera di unione e assimilazione sempre più piena a Cristo. Deo gratias! Si abbandoni senza timore all’azione della grazia» (lettera 124 del 18 febbraio 1972).
Il card. Pellegrino, nato a Roata Chiusani in comune di Centallo nel 1903, venne ordinato sacerdote nel 1925; nel 1931 si laureò in Teologia alla Facoltà Teologica di Torino; proseguì i propri studi laureandosi anche in Filosofia con il voto di 110/110 all’Università Cattolica di Milano (1933). Dall’anno accademico 1941-1942 fu titolare della cattedra di Letteratura Cristiana Antica dell’Università di Torino e dal 1951 di Grammatica greca e latina.Papa Paolo VI lo nominò arcivescovo di Torino il 18 settembre 1965 e lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 26 giugno 1967.Il 27 luglio 1977 lasciò l’incarico di arcivescovo di Torino per raggiunti limiti di età. Morì il 10 ottobre 1986.
Gian Paolo Cassano

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