La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

L’episcopato “non è un’onorificenza, è un servizio” e nella Chiesa non c’è posto per una “mentalità mondana”; lo ha ribadito con forza il Papa nell’udienza generale di mercoledì 5 novembre, dedicata alla S. Madre Chiesa gerarchica. E’ attraverso al ministero ordinato (di vescovi, presbiteri e diaconi) che “la Chiesa esercita la sua maternità”, che ci accompagna “per tutto il corso della nostra vita”, da quando “ci genera nel Battesimo come cristiani”, fino ai momenti “della prova, della sofferenza e della morte”.
Una maternità che si esprime “in particolare nella persona del vescovo e nel suo ministero”. I Vescovi, come successori degli apostoli scelti da Gesù ed invitati ad annunciare il Vangelo e “a pascere il suo gregge” vengono “posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro”. Quindi “non si tratta di una posizione di prestigio, di una carica onorifica (…) Non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità mondana” che punta alla carriera …. Essere vescovi vuol dire “tenere sempre davanti agli occhi” l’esempio di Gesù, venuto “non per essere servito, ma per servire”.
Così “nella storia della Chiesa, tanti vescovi santi ci mostrano che questo ministero non si cerca, non si chiede, non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù che ‘umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce’”.
Come li ha pensati Cristo “non separati l’uno dall’altro, ognuno per conto proprio, ma insieme, perché stessero con Lui, uniti, come una sola famiglia”, i vescovi “costituiscono un unico collegio, raccolto attorno al Papa, il quale è custode e garante di questa profonda comunione, che stava tanto a cuore a Gesù e ai suoi stessi Apostoli.”
Per questo le comunità cristiane “riconoscono nel vescovo un dono grande” e sono chiamate ad alimentare una sincera e profonda comunione con lui: “non c’è una Chiesa sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. Questa Chiesa non unita al vescovo è una Chiesa ammalata. Gesù ha voluto questa unione di tutti i fedeli col vescovo, anche dei diaconi e dei presbiteri”.
Domenica 9 novembre, all’Angelus, ha fatto memoria del 25° del crollo del Muro di Berlino, ribadendo che la caduta “fu resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante persone che per questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcuni fino al sacrificio della vita. Tra questi, un ruolo di protagonista ha avuto il santo Papa Giovanni Paolo II”. Ma la storia è maestra di vita; per questo Francesco ha chiesto che, “con l’aiuto del Signore e la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione. Dove c’è un muro, c’è chiusura di cuore! Servono ponti, non muri!”
Parlando poi della Dedicazione della Basilica Lateranense, ne ha sottolineato il senso spirituale nell’“unità” che tale Basilica rappresenta per tutte le comunità cristiane in quanto sede originaria “del vescovo di Roma”. Ciò “ci stimola a impegnarci perché l’umanità possa superare le frontiere dell’inimicizia e dell’indifferenza, a costruire ponti di comprensione e di dialogo, per fare del mondo intero una famiglia di popoli riconciliati tra di loro, fraterni e solidali”. Se occorrono mattoni per costruire una chiesa, ci vuole un’anima perché quei “mattoni” prendano vita nelle vite dei cristiani, “pietre vive” chiamate, anche se ciò non è facile, al dovere della “coerenza nella vita fra la fede e la testimonianza (…). ‘Questo è un cristiano!’, non tanto per quello che dice, ma per quello che fa, per il modo in cui si comporta. Questa coerenza, che ci dà vita, è una grazia dello Spirito Santo che dobbiamo chiedere” .La Chiesa “è chiamata ad essere nel mondo la comunità che, radicata in Cristo per mezzo del Battesimo, professa con umiltà e coraggio la fede in Lui, testimoniandola nella carità”.
Gian Paolo Cassano

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