LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Nell’udienza generale di mercoledì 27 agosto Francesco ha parlato della divisione all’interno della Chiesa come “uno dei peccati più gravi”, perché rovina i rapporti e spezza la comunione con Dio. Infatti la Chiesa è la casa per eccellenza degli “operatori di pace”, con gente unita perché si ama e si perdona in Dio, e mai uno spazio per seminatori di chiacchiere o per arrampicatori che inseguono proprie mire dividendo e rovinando l’unità. “Sono tanti i peccati contro l’unità”; così conia una categoria, quella dei “peccati parrocchiali”: infatti capita che “le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie… E le chiacchiere sono alla portata di tutti. Quanto si chiacchiera nelle parrocchie!” E’ ciò che avviene quando giudichiamo gli altri “quando puntiamo ai primi posti”, o “quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti”, o “quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna”. Cosi è avvenuto nella storia della Chiesa: “quante divisioni fra noi cristiani. Anche adesso siamo divisi. Anche nella storia noi cristiani abbiamo fatto la guerra fra di noi per divisioni teologiche. Pensiamo a quella dei Trent’anni. Ma, questo non è cristiano. Dobbiamo lavorare anche per l’unità di tutti i cristiani, andare sulla strada dell’unità che è quella che Gesù vuole e per cui ha pregato”. Dunque, per evitare di cadere nella tentazione della disunità bisogna tenere sveglia la coscienza ed essere consapevoli che c’è un nemico che “per definizione” è “colui che separa, che rovina i rapporti, che insinua pregiudizi”.
Infatti “la divisione in una comunità cristiana, sia essa una scuola, una parrocchia, o un’associazione, è un peccato gravissimo, perché è opera del Diavolo. Dio, invece, vuole che cresciamo nella capacità di accoglierci, di perdonarci e di volerci bene, per assomigliare sempre di più a Lui che è comunione e amore. In questo sta la santità della Chiesa: nel riconoscersi ad immagine di Dio, ricolmata della sua misericordia e della sua grazia”.
All’Angelus domenica 31 agosto il Pontefice ha invitato a discernere la volontà di Dio nella propria vita, dominando i rischi della mondanità con la forza del Vangelo. “In effetti, noi cristiani viviamo nel mondo, pienamente inseriti nella realtà sociale e culturale del nostro tempo, ed è giusto così; ma questo comporta il rischio che diventiamo ‘mondani’, il rischio che ‘il sale perda il sapore’, come direbbe Gesù, cioè che il cristiano si ‘annacqui’, perda la carica di novità che gli viene dal Signore e dallo Spirito Santo”. Se invece “la forza del Vangelo” in noi “rimane viva” essa “può trasformare” giudizi, valori, interessi, pensieri, modelli di vita. Ciò avviene “leggendo e meditando il Vangelo ogni giorno, così che la parola di Gesù sia sempre presente nella nostra vita”. Di qui il consiglio a “portare sempre (…) un piccolo Vangelo, in tasca, nella borsa, e leggerne durante il giorno un passo. Ma sempre con il Vangelo, perché è portare la Parola di Gesù, e poterla leggere”. E nella Messa domenicale “incontriamo il Signore nella comunità, ascoltiamo la sua Parola e riceviamo l’Eucaristia che ci unisce a Lui e tra noi”, per non dimenticare poi anche “le giornate di ritiro e di esercizi spirituali”. Dunque “Vangelo, Eucaristia, preghiera”: sono “doni del Signore” grazie ai quali “possiamo conformarci non al mondo, ma a Cristo, e seguirlo sulla sua via, la via del ‘perdere la propria vita’ per ritrovarla”.
Gian Paolo Cassano
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