LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
“Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio”. L’udienza generale di mercoledì 2 aprile è stata dedicata al sacramento del matrimonio citando la Scrittura: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 1,27; 2,24). Così ha sottolineato che “l’alleanza di Dio con noi” è “rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna”. Infatti “quando un uomo, una donna celebrano il Sacramento del matrimonio, Dio – per così dire – si rispecchia in essi: imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio con noi. Molto bello! Anche Dio infatti è comunione”. Questo è “il mistero del matrimonio: è l’amore di Dio che si rispecchia nel matrimonio, nella coppia che decide di vivere insieme. La Chiesa “è la sposa di Cristo”; ciò “significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione”. Gli sposi “vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa”. Il Papa non ha tralasciato di considerare “quante difficoltà e prove conosce la vita di due sposi”; per questo è importante “mantenere vivo il legame con Dio, che è alla base del legame coniugale”. E’ con il Signore il vero legame: “quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte. Uno prega con l’altro”.
Ora “il segreto è che l’amore è più forte del momento nel quale si litiga. E per questo io consiglio agli sposi, sempre, di non finire la giornata nella quale hanno litigato senza fare la pace. Sempre! E per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite, che vengano a casa a fare la pace! E’ sufficiente un piccolo gesto, una carezza: ‘Ma, ciao! A domani!’, e domani si incomincia un’altra volta. E questa è la vita: portarla avanti così, portarla avanti col coraggio di volerla vivere insieme”.
Per questo ha ricordato le “sue” tre parole fondamentali, quasi “magiche”, che aiutano a vivere bene la vita coniugale (“Permesso, scusa, grazie”), incoraggiando a ripeterle spesso: “con queste tre parole, con la preghiera dello sposo per la sposa e della sposa per lo sposo e con il fare la pace sempre, prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti. Le tre parole ‘magiche’, la preghiera e fare la pace sempre”.
Domenica 6 aprile, all’Angelus, Francesco ha parlato della misericordia divina: “sentite bene: non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti! Il Signore è sempre pronto a sollevare la pietra tombale dei nostri peccati, che ci separa da Lui, la luce dei viventi.” Non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti! ricordatevi bene questa frase. E possiamo dirla insieme tutti: “Non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti”. Diciamolo insieme: “Non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti”.
Infatti “Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte”; quindi occorre che ci lasciamo “liberare dalle bende, dalle ‘bende’ dell’orgoglio. Ma perché l’orgoglio ci fa schiavi, schiavi di noi stessi, schiavi di tanti idoli, di tante cose”. Gesù “ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi” che è “una vita falsa, egoistica, mediocre”. Egli “non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Lui non si rassegna a questo!” Come a Lazzaro, Gesù dice a ciascuno di noi: “vieni fuori! E’ un bell’invito alla vera libertà”. Così “la nostra risurrezione incomincia da quando decidiamo di obbedire al comando di Gesù uscendo alla luce, alla vita.” Il pensiero poi è andato al popolo del Rwanda, a 20 anni dal terribile genocidio che ha segnato quel paese e (nell’anniversario del terremoto) alla comunità dell’Aquila che “ha tanto sofferto, ancora soffre, lotta e spera”.
E poi quello che Papa Francesco definisce “un gesto semplice”. Già nelle scorse domeniche aveva suggerito di procurarsi un piccolo Vangelo, da portare con sé durante la giornata, “per poterlo leggere spesso”. Questa volta, ripensando all’antica tradizione della Chiesa, durante la Quaresima, di consegnare il Vangelo ai catecumeni, a coloro che si preparano al Battesimo l’ha donato Lui a tutti i presenti in piazza. “Leggetelo ogni giorno è Gesù che vi parla!”. Ed ha aggiunto: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date! In cambio di questo dono, fate un atto di carità, un gesto di amore gratuito”. Se “oggi si può leggere il Vangelo anche con tanti strumenti tecnologici, in un telefonino, in un tablet”, allora “l’importante è leggere la Parola di Dio, con tutti i mezzi, ma leggere la Parola di Dio: è Gesù che ci parla lì! E accoglierla con cuore aperto. Allora il buon seme porta frutto!”.
Gian Paolo Cassano
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