LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Come Maria ha portato Gesù al mondo e la sua carità, così deve fare la Chiesa, oppure il bene, che pure potrà fare, la farà assomigliare a una ong, ma in quanto Chiesa sarà “morta”. Lo ha detto il Pontefice nell’udienza generale di mercoledì 23 ottobre. Com’è – ha chiesto il Papa – il nostro amore? È “forte” o è come vino allungato con l’acqua, che “segue le simpatie, che cerca il contraccambio”, in parole povere un “amore interessato”? “L’amore deve essere l’amore gratuito, come era il suo amore. Come sono i rapporti nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità? Ci trattiamo da fratelli e sorelle? O ci giudichiamo, parliamo male gli uni degli altri?”
Così il Pontefice ha guardato alla Madre di Dio. Maria è “modello di fede”, modello di “carità”, “modello di unione con Cristo”, un esempio alto; non bisogna però considerare Maria “troppo diversa da noi”, perché Lei ha pronunciato il suo “sì” a Dio “nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni” di ogni mamma.
Sottolineando l’esemplarità della fede di Maria ed il “sì perfetto” che sotto la Croce la rende Madre dell’umanità, ha poi ribadito che il “culmine” di tale unione viene raggiunto sul Calvario: “la Madonna ha fatto proprio il dolore del Figlio ed ha accettato con Lui la volontà del Padre, in quella obbedienza che porta frutto, che dona la vera vittoria sul male e sulla morte. E’ molto bella questa realtà che Maria ci insegna: l’essere sempre uniti a Gesù (…) Chiediamo al Signore che ci doni la sua grazia, la sua forza, affinché nella nostra vita e nella vita di ogni comunità ecclesiale si rifletta il modello di Maria, Madre della Chiesa”.
“La famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per la società”. Così Francesco si è espresso domenica 27 ottobre, nell’Omelia della S. Messa in piazza San Pietro in occasione della “Giornata della Famiglia” promossa nell’ambito dell’Anno della Fede.
Prendendo spunto dal Vangelo ha chiesto alle famiglie presenti come sia la loro preghiera. “E’ anche questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutte le famiglie, abbiamo bisogno di Dio: tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. E ci vuole semplicità: per pregare in famiglia, ci vuole semplicità! Pregare insieme il ‘Padre nostro’, intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni … Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera”.
Ha poi rilevato come la famiglia custodisca la fede, come san Paolo non l’ha conservata in una cassaforte ! “Anche qui, ci possiamo chiedere: in che modo noi custodiamo la nostra fede? La teniamo per noi, nella nostra famiglia, come un bene privato, o sappiamo condividerla con la testimonianza, con l’accoglienza, con l’apertura agli altri? Le famiglie cristiane sono famiglie missionarie… Sono missionarie anche nella vita di ogni giorno, facendo le cose di tutti i giorni, mettendo in tutto il sale e il lievito della fede! Conservare la fede in famiglie e mettere il sale e il lievito della fede nelle cose di tutti i giorni”.
Ma la famiglia vive la gioia vera che non è qualcosa di superficiale, non viene dalle cose, invitando ognuno, quasi come un compito, a portare la gioia a casa, in famiglia.
“La gioia vera viene da un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita.” Alla sua base “c’è la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro. Avere pazienza tra di noi”.
Al termine della celebrazione (prime dell’Angelus) il Papa ha pronunciato una preghiera davanti all’icona della Santa Famiglia: “Santa Famiglia di Nazareth, dice, donaci lo sguardo limpido che sa riconoscere l’opera della Provvidenza nelle realtà quotidiane della vita (… ) trasforma le nostre famiglie in piccole Chiese domestiche, rinnova il desiderio della santità, sostieni la nobile fatica del lavoro, dell’educazione, dell’ascolto, della reciproca comprensione e del perdono… Santa Famiglia di Nazareth, ridesta nella nostra società la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, bene inestimabile e insostituibile. Ogni famiglia sia dimora accogliente di bontà e di pace”.
Gian Paolo Cassano
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