LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
“La Chiesa è santa perché procede da Dio che è santo, le è fedele e non l’abbandona in potere della morte e del male. E’ santa perché Gesù Cristo, il Santo di Dio, è unito in modo indissolubile ad essa; è santa perché è guidata dallo Spirito Santo che purifica, trasforma, rinnova. Non è santa per i nostri meriti, ma perché Dio la rende santa, è frutto dello Spirito Santo e dei suoi doni”. Lo ha messo in evidenza il Papa nel corso dell’udienza generale di mercoledì 2 ottobre, evidenziando il tema della santità della Chiesa nella lettura del Credo. Ed è questa la Chiesa santa “che non rifiuta i peccatori, che invita tutti “a “lasciarsi avvolgere dalla misericordia, dalla tenerezza e dal perdono”. Infatti “nella Chiesa, il Dio che incontriamo non è un giudice spietato, ma è come il Padre della parabola evangelica. Puoi essere come il figlio che ha lasciato la casa, che ha toccato il fondo della lontananza da Dio. Quando hai la forza di dire: voglio tornare in casa, troverai la porta aperta, Dio ti viene incontro perché ti aspetta sempre. Dio ti aspetta sempre! Dio ti abbraccia, ti bacia e fa festa. E’ cosi il Signore! Così è la tenerezza del nostro Padre!” Ora “tutti portiamo con noi i nostri peccati. Ma il Signore vuole sentire che gli diciamo: ‘Perdonami, aiutami a camminare, trasforma il mio cuore!’. E il Signore può trasformare il cuore!”. Di qui un esame di coscienza: “siamo una Chiesa che chiama e accoglie a braccia aperte i peccatori, che dona coraggio, speranza, o siamo una Chiesa chiusa in se stessa?” Allora occorre “non avere paura di puntare in alto … non avere paura della santità” perché essa “non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio. E’ l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia e umiltà, per la gloria di Dio e nel servizio del prossimo”.
Domenica 6 ottobre, all’Angelus, ha invitato ad unirsi a lui in una “preghiera silenziosa” per le vittime del mare a Lampedusa, ricordando il viaggio ad Assisi e richiamando poi il tema delle fede. “Anche noi come gli apostoli diciamo al Signore Gesù: “Accresci in noi la fede!”. Sì, Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo così com’è, perché Tu la faccia crescere. Ripetiamo tutti insieme: Signore, accresci in noi la fede!. Signore, accresci in noi la fede!. Signore, accresci in noi la fede! Che ce la faccia crescere”. Basta avere una “fede quanto un granello di senape … cosi, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili”. Il pensiero del Papa è andato a tante “persone semplici, umili, ma con una fede fortissima, che davvero spostano le montagne! Pensiamo a certe mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti; o a certi malati, anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare”.
Così è (non dimenticando la dimensione missionaria del mese di ottobre) di “tanti missionari, uomini e donne, che per portare il Vangelo hanno superato ostacoli di ogni tipo, hanno dato veramente la vita.” E questo: riguarda tutti : “ognuno di noi, nella propria vita di ogni giorno, può dare testimonianza a Cristo, con la forza di Dio, la forza della fede. La fede piccolissima che noi abbiamo, ma che è forte: con quella forza, dare testimonianza di Gesù Cristo. Essere cristiani con la vita! Con la nostra testimonianza”. E’ quella del nuovo beato (proclamato sabato 5 ottobre a Modena) Rolando Rivi, giovanissimo seminarista, ucciso nel 1945 a causa della sua fede a soli 14 anni, “colpevole solo di indossare la veste talare in quel periodo di violenza scatenata contro il clero, che alzava la voce a condannare in nome di Dio gli eccidi dell’immediato dopoguerra.” E’ l’esempio di “un giovane coraggioso, che sapeva dove doveva andare, conosceva l’amore di Gesù nel suo cuore e ha dato la vita per Lui. Un bell’esempio per i giovani.”
Gian Paolo Cassano
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