La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Attenti a non privatizzare la Chiesa; essa “non significa uniformità, ma la comunione nell’amore e nella testimonianza a Cristo”. Lo ha ricordato il Papa durante l’udienza generale di mercoledì 25 settembre; ha parlato della Chiesa, sparsa in tutto il mondo, con 3.000 diocesi, ma sempre la stessa per tutti”: “dovunque andiamo, anche nella più piccola parrocchia, nell’angolo più sperduto di questa terra, c’è l’unica Chiesa; noi siamo a casa, siamo in famiglia, siamo tra fratelli e sorelle. E questo è un grande dono di Dio! La Chiesa è una sola per tutti. Non c’è una Chiesa per gli Europei, una per gli Africani, una per gli Americani, una per gli Asiatici, una per chi vive in Oceania, no è la stessa ovunque”. Come in una famiglia, “si può essere lontani, sparsi per il mondo, ma i legami profondi che uniscono tutti i membri della famiglia rimangono saldi qualunque sia la distanza”; è l’esempio della GMG di Rio.
Ora il Pontefice si è chiesto: “io come cattolico sento questa unità? Io come cattolico vivo questa unità della Chiesa? Oppure non mi interessa, perché sono chiuso nel mio piccolo gruppo o in me stesso? Sono di quelli che ‘privatizzano’ la Chiesa per il proprio gruppo, la propria Nazione, i propri amici ?” Di qui l’invito a pregare, con solidarietà di intenti, per i cristiani perseguitati chiedendosi: “io prego per quel fratello, per quella sorella, che è in difficoltà, per confessare e difendere la sua fede?’ E’ importante guardare fuori dal proprio recinto, sentirsi Chiesa, unica famiglia di Dio!”.
Il pensiero è così andato alle divisioni che lacerano ancora la Chiesa sentendo “la fatica di rendere pienamente visibile questa unità”: perciò “occorre cercare, costruire la comunione, educarci alla comunione, a superare incomprensioni e divisioni, incominciando dalla famiglia, dalle realtà ecclesiali, nel dialogo ecumenico pure. Il nostro mondo ha bisogno di unità. E’ un’epoca in cui noi tutti abbiamo bisogno di unità, abbiamo bisogno di riconciliazione, di comunione e la Chiesa è Casa di comunione”.
Così ha indicato quali siano le strade della Chiesa per “conservare l’unità”, cioè “umiltà, dolcezza e magnanimità”, sottolineando il pericolo che viene dalla maldicenza: “le chiacchiere feriscono. Un cristiano, prima di chiacchierare deve mordersi la lingua” per “ricucire con pazienza, con sacrificio, le ferite alla comunione.”
Domenica 29 settembre, celebrando (nell’Anno della fede) la S. Messa per la Giornata mondiale dei catechisti, ne ha ricordato il servizio come di colui che alimenta e risveglia negli altri “la memoria di Dio”, facendosi guidare da essa e risvegliandola negli altri. Il suo modello è Maria che “non pensa all’onore, al prestigio”, ma parte per aiutare la cugina Elisabetta e con il suo Magnificat fa “memoria dell’agire di Dio” avvenuto nella sua vita.
Così “il catechista è proprio un cristiano che mette questa memoria al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà. Parlare e trasmettere tutto quello che Dio ha rivelato, cioè la dottrina nella sua totalità, senza tagliare né aggiungere”.
Infatti “se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull’io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità – dice un altro grande profeta, Geremia. Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non a immagine e somiglianza delle cose, degli idoli!”. Occorre stare attenti: “se le cose, il denaro, la mondanità diventano centro della vita ci afferrano, ci possiedono e noi perdiamo la nostra stessa identità di uomini. Guardate bene: il ricco del Vangelo non ha nome, è semplicemente ‘un ricco’. Le cose, ciò che possiede sono il suo volto, non ne ha altri”.Allora “il catechista è uomo della memoria di Dio se ha un costante, vitale rapporto con Lui e con il prossimo; se è uomo di fede, che si fida veramente di Dio e pone in Lui la sua sicurezza; se è uomo di carità, di amore, che vede tutti come fratelli; se è uomo di ‘hypomoné’, di pazienza, di perseveranza, che sa affrontare le difficoltà, le prove, gli insuccessi, con serenità e speranza nel Signore; se è uomo mite, capace di comprensione e di misericordia”.
Quindi all’Angelus, ha salutato Youhanna X, Patriarca greco ortodosso di Antiochia, invitando “a pregare ancora una volta per la pace in Siria e nel Medio Oriente”.
Gian Paolo Cassano

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