Appuntamento a Cracovia nel 2016. Sarà questa la sede della prossima Giornata mondiale della gioventù. Lo ha annunciato il Papa (che dal 23 al 28 luglio ha conquistato il cuore dei tanti presenti in Brasile) chiudendo domenica scorsa 28 luglio l’evento ecclesiale con l’Eucaristia celebrata a Copacabana, presenti 3 milioni di giovani provenienti da tutto il mondo, insieme a 1500 vescovi e 15.000 sacerdoti
A loro ha affidato un compito missionario, a non avere mai paura di essere generosi con Cristo, ad “uscire e andare con coraggio e generosità, perché ogni uomo e ogni donna possa incontrare il Signore”. Infatti “Gesù ci chiama ad essere discepolo in missione”. Per farlo ha indicato ai giovani tre parole: Andate, senza paura, per servire. “Andate… e fate discepoli tutti i popoli” per trasmettere ai loro coetanei l’esperienza della Gmg di Rio, per condividere e testimoniare l’esperienza di fede. “E’ un comando che non nasce però dalla volontà di dominio o di potere, ma dalla forza dell’amore”.
Bisogna “portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della sua misericordia e del suo amore”. Occorre evangelizzare i coetanei, “senza paura”, perché è Cristo che ci precede e ci guida.
E’ importante annunciare il Vangelo, perché “è portare la forza di Dio per sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le barriere dell’egoismo, dell’intolleranza e dell’odio; per edificare un mondo nuovo. Gesù Cristo conta su di voi! La Chiesa conta su di voi! Il Papa conta su di voi!”.
Ai giovani nella veglia di sabato 27 luglio sera (che si è prolungata nella notte) ha detto: “Voi siete il campo della fede! Voi siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore”. Una grande festa di fede che nel canto e nel ballo ha trascinato in un “flash mob” anche le centinaia di vescovi presenti. Durante la Veglia alcuni giovani hanno dato la loro testimonianza: la redenzione dalla droga e dall’alcool, l’esperienza del perdono, le difficoltà della missione, l’accettazione dell’handicap ….
Per capire cosa significhi essere discepoli-missionari, il Papa ha usato tre immagini: il campo dove si semina, il campo come luogo di allenamento e il campo come cantiere: “per favore, lasciate che Cristo e la sua Parola entrino nella vostra vita e possano germogliare e crescere”. Di qui l’invito a non lasciarsi intontire dai richiami superficiali: “Gesù ci chiede di seguirlo e di giocare nella sua squadra ma quando un giocatore di calcio viene convocato in una squadra deve allenarsi molto. Così è nella nostra vita di discepoli del Signore”. Infatti “Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice e anche un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna. Ma ci chiede di allenarci per ‘essere in forma’, per affrontare senza paura tutte le situazioni della vita, testimoniando la nostra fede. Attraverso la preghiera, i Sacramenti, e l’aiuto agli altri”.
In questo cantiere occorre diventare parte e costruttori della Chiesa e costruttori della storia: “siate protagonisti della storia. Gesù ci chiama ad essere pietre vive per costruire la sua Chiesa, una Chiesa che sia così grande da poter accogliere l’intera umanità: che sia la casa per tutti”.
La “settimana della gioventù” (come ha voluto definirla il Papa) è stata segnata dalla forza e semplicità evangelica del Papa, accompagnata da tanti segni particolarmente significativi: i tanti bambini abbracciati con tenerezza come la piccolissima bimba nata anencefala, in braccio ai genitori che hanno rifiutato di abortire nonostante la legge brasiliana glielo permettesse, il mandato missionario a 10 giovani dei cinque continenti. Così gli incontri coi Vescovi, i seminaristi, i carcerati ……
Tanti gli appuntamenti e gli incontri. Mercoledì 24 luglio, al santuario delle Madonna Aparecida tanto cara ai brasiliani, affidando a Maria (come ha fatto prima di partire e tornando e Roma a s. Maria Maggiore) i giovani e la GMG di Rio: “vengo a bussare alla porta della casa di Maria – che ha amato ed educato Gesù – affinché aiuti tutti noi, Pastori del Popolo di Dio, genitori ed educatori, a trasmettere ai nostri giovani i valori che li rendano artefici di una Nazione e di un mondo più giusti, solidali e fraterni”.
Per questo ha indicato tre semplici atteggiamenti: mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio e vivere nella gioia. “Non perdiamo la speranza! – ha esortato – Non spegniamola nel nostro cuore!” Dio è più forte del male: di qui l’invito a lasciarsi sorprendere dall’Amore di Dio a fidarsi di Lui, perché lontano da Dio “il vino della speranza si esaurisce”. Infine l’esortazione alla gioia, a non essere pessimisti, a non avere facce “da lutto perpetuo”. Infatti “se siamo davvero innamorati di Cristo e sentiamo quanto ci ama il nostro cuore si infiammerà di una gioia tale che contagerà quanti vivono vicini a noi”.
Francesco si è reso presente nei luoghi dove si vive la sofferenza e la miseria. La visita all’ospedale San Francesco d’Assisi “santuario della sofferenza umana”, (mercoledì 24 luglio) è nel segno della vicinanza e dell’affetto: “vorrei abbracciare ciascuno e ciascuna di voi, voi che siete la carne di Cristo”, poiché abbracciare “il fratello sofferente” ed “emarginato” è una delle necessità di oggi di fronte a situazioni che richiedono “attenzione, cura e amore” in una società pervasa dall’egoismo. Il Papa ha denunciato “la piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte” aggiungendo che “non è con la liberalizzazione dell’uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica”.
Significativa poi (giovedì 25 luglio) la visita nella favela di Varginha, una delle 700 favelas della metropoli, esortando ad impegnarsi per la giustizia sociale, a difendere la vita e la famiglia e a promuovere la dimensione spirituale dell’essere umano.
Una vista carica di amore e di semplicità, con il desiderio di “prendere un cafesinho” (un caffè) entrando in un’umile casa, pregando con gli ultimi, i più dimenticati. A tutti ha detto: “non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà; vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello”.
Infatti “solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!”. Quindi l’impegno per la giustizia sociale: “Non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale”, perché “nessuno può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo!”
Un frutto della GMG è la notizia che nel Campus Fidei di Guaratiba, l’immensa spianata dove doveva svolgersi la conclusione della Gmg, inagibile per il maltempo, per volere della Chiesa e del Comune di Rio, saranno costruiti alloggi per 20mila poveri, mentre la Croce di 33 metri costruita sul grande podio papale, rimarrà come segno di questa Giornata indimenticabile per Rio e per il Brasile.
Gian Paolo Cassano
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