LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Gli echi della visita a Milano (in occasione del VII Incontro internazionale delle famiglie) sono ritornati nella catechesi dell’Udienza di mercoledì 6 giugno. E’ soprattutto la vicinanza alle famiglie in difficoltà (per la crisi economica, per il terremoto) a risuonare nel ricordo del Papa che ha ripetuto che “in Gesù di Nazareth Dio si fa vicino e porta la nostra sofferenza”.
E’ nella famiglia “che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri; ed è in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo”.
Senza la famiglia non c’è futuro dell’umanità; qui “in particolare i giovani” possono “apprendere i valori che danno senso all’esistenza”, nascendo e crescendo “in quella comunità di vita e di amore che Dio stesso ha voluto per l’uomo e per la donna”.
Riprendendo il tema dell’Incontro mondiale, il lavoro e la festa, ha denunciato la “prepotenza degli impegni lavorativi” che oggi minaccia gli equilibri familiari e che richiede attenzione perché “la legislazione e l’opera delle istituzioni statali siano a servizio e a tutela della persona nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione, e dal riconoscimento dell’identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.
La festa poi deve essere salvaguardata dalla deriva “commerciale”: “la domenica è il giorno del Signore e dell’uomo, un giorno in cui tutti devono poter essere liberi, liberi per la famiglia e liberi per Dio. Difendendo la domenica, si difende la libertà dell’uomo”.
Dall’incontro milanese parte per “tutto il mondo un messaggio di speranza, sostanziato di esperienze vissute: è possibile e gioioso, anche se impegnativo, vivere l’amore fedele, ‘per sempre’, aperto alla vita; è possibile partecipare come famiglie alla missione della Chiesa ed alla costruzione della società”.
Domenica 10 giugno, all’Angelus, ha rivolto un pensiero commosso ai terremotati dell’Emilia Romagna: “non posso a questo proposito non pensare con commozione alle numerose chiese che sono state gravemente danneggiate dal recente terremoto in Emilia Romagna, al fatto che anche il Corpo eucaristico di Cristo, nel tabernacolo, è rimasto in alcuni casi sotto le macerie. Con affetto prego per le comunità, che con i loro sacerdoti devono riunirsi per la Santa Messa all’aperto o in grandi tende; le ringrazio per la loro testimonianza e per quanto stanno facendo a favore dell’intera popolazione”.
Rammentato che la festa del “Corpus Domini” è un “grande atto di culto pubblico dell’Eucaristia”, Sacramento nel quale il Signore “rimane presente anche al di là del tempo della celebrazione”, ha ribadito l’importanza delle processioni con il S.S. Sacramento invitando i fedeli a professare il culto dell’Eucaristia non solo durante la Messa.
Infatti “la preghiera di adorazione si può compiere sia personalmente, sostando in raccoglimento davanti al tabernacolo, sia in forma comunitaria, anche con salmi e canti, ma sempre privilegiando il silenzio, in cui ascoltare interiormente il Signore vivo e presente nel Sacramento”.
Gian Paolo Cassano
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