LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Arezzo e Sansepolcro; queste le mete del viaggio apostolico di Benedetto XVI domenica 13 maggio. In mattinata ad Arezzo, accolto da migliaia di persone, dal premier italiano Monti, dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana, il Papa ha incoraggiato l’Italia a reagire alla tentazione dello scoraggiamento e, forte della sua tradizione umanistica, a riprendere, con decisione, la via del rinnovamento spirituale ed etico, che sola può condurre ad un autentico miglioramento della vita sociale e civile. “Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo, – ha esortato il Papa – ognuno può svolgere la sua parte per il bene comune rispondendo alla chiamata di Dio: al sacerdozio, alla vita consacrata, alla vita coniugale, all’impegno nel mondo”.
Di qui l’invito agli aretini: “questa Chiesa diocesana, arricchita dalla testimonianza luminosa del Poverello di Assisi, continui ad essere attenta e solidale verso chi si trova nel bisogno, ma sappia anche educare al superamento di logiche puramente materialistiche, che spesso segnano il nostro tempo, e finiscono per annebbiare proprio il senso della solidarietà e della carità”.
Indicando in San Donato patrono della città, apostolo della Tuscia, e nel papa Beato Gregorio X, sepolto nella Cattedrale due esempi di santità con cui confrontarsi ha spronato ad essere “autentici testimoni dell’amore di Dio verso tutti”, in uno stile di accoglienza verso chi è venuto in cerca di libertà e lavoro. “Testimoniare l’Amore di Dio verso gli ultimi – ha detto Benedetto XVI – si coniuga anche con la difesa della vita dal suo sorgere al suo termine naturale, con la difesa della famiglia, attraverso leggi giuste e capaci di tutelare anche i più deboli”.
Dopo una visita in privato alla Cattedrale ed il pranzo con i vescovi della Toscana, a causa del maltempo non ha potuto recarsi al Santuario de La Verna. Nel discorso (che comunque è stato pubblicato) il Papa riflette sul Mistero della Croce e sulla conformazione a Cristo che deve portare ad una profonda trasformazione del proprio essere. Si sofferma dunque sulla straordinaria esperienza del Poverello d’Assisi che unì la “contemplazione del Crocifisso con la carità verso gli ultimi”. E osserva che la “contemplazione del Crocifisso è opera della mente, ma non riesce a librarsi in alto senza il supporto, senza la forza dell’amore”.
La visita si è conclusa nell’antica città di Sansepolcro, con un nuovo richiamo all’ impegno dei cristiani per una nuova etica pubblica. “Oggi vi è particolare bisogno che il servizio della Chiesa al mondo si esprima con fedeli laici illuminati, capaci di operare dentro la città dell’uomo, con la volontà di servire al di là dell’interesse privato, al di là delle visioni di parte. Il bene comune conta di più del bene del singolo, e tocca anche ai cristiani contribuire alla nascita di una nuova etica pubblica”.
Alla sfiducia verso l’impegno politico e nel sociale i cristiani sono chiamati a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità, animati dalla carità evangelica rivolgendosi in particolare ai giovani “a saper pensare in grande: abbiate il coraggio di osare! Siate pronti a dare nuovo sapore all’intera società civile, con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato. E’ necessario ritrovare solide motivazioni per servire il bene dei cittadini”. E’ “un richiamo a guardare in alto, a sollevarsi dalla quotidianità, per dirigere gli occhi al Cielo, in una continua tensione verso i valori spirituali e verso la comunione con Dio che non aliena dal quotidiano, ma lo orienta e lo fa vivere in modo ancora più intenso”.
E’ la sfida a cui è chiamata Sansepolcro: conciliare passato, presente e futuro, “armonizzare la riscoperta della propria millenaria identità con l’accoglienza e l’incorporazione di culture e sensibilità diverse”.
Gian Paolo Cassano
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