LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Un invito a riscoprire il valore del “raccoglimento interiore”, per ascoltare la voce di Dio: lo ha ricordato il Papa nell’udienza di mercoledì 7 marzo, concludendo la riflessione sulla preghiera di Gesù, in particolare sul “silenzio” di Dio nell’ora della Croce. “La croce di Cristo non mostra solo il silenzio di Gesù come sua ultima parola al Padre, ma rivela anche che Dio parla per mezzo del silenzio (…) L’esperienza di Gesù sulla croce è profondamente rivelatrice della situazione dell’uomo che prega e del culmine dell’orazione: dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, dobbiamo misurarci anche con il silenzio di Dio, espressione importante della stessa Parola divina”. Di qui la necessità per l’uomo ad imparare a tacere dentro di sé e anche fuori. Ora “la nostra è un’epoca in cui non si favorisce il raccoglimento; anzi a volte si ha l’impressione che ci sia paura a staccarsi, anche per un istante, dal fiume di parole e di immagini che segnano e riempiono le giornate (…) Riscoprire la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa vuol dire anche riscoprire il senso del raccoglimento e della quiete interiore”.
A volte è anche Dio a fare silenzio con noi ed allora “…proviamo quasi un senso di abbandono, ci sembra che Dio non ascolti e non risponda. Ma questo silenzio di Dio, come è avvenuto anche per Gesù, non segna la sua assenza. Il cristiano sa bene che il Signore è presente e ascolta, anche nel buio del dolore, del rifiuto e della solitudine. Gesù rassicura i discepoli e ciascuno di noi che Dio conosce bene le nostre necessità in qualunque momento della nostra vita”.
Dev’essere una preghiera caratterizzata da una “fiducia audace e filiale” in Dio, vivendo con Lui momenti di intimità, “staccandoci dal frastuono di ogni giorno, per ascoltare, per andare alla ‘radice’ che sostiene e alimenta la vita”.
Sabato 10 marzo, celebrando i Vespri nella Basilica dei Santi Andrea e Gregorio al Celio, con la partecipazione dell’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, in occasione dei festeggiamenti per il millennio di fondazione dell’Eremo di Camaldoli, ha evidenziato il tema ecumenico.
Citando Giovanni Poalo II ha ricordato che “’scegliere Dio vuol dire anche coltivare umilmente e pazientemente – accettando, appunto, i tempi di Dio – il dialogo ecumenico e il dialogo interreligioso’, sempre a partire dalla fedeltà al carisma originario ricevuto da san Romualdo e trasmesso attraverso una millenaria e pluriforme tradizione”.
Domenica 11 marzo, all’Angelus, commentando il passo evangelico della cacciata dei mercanti dal Tempio, ha evidenziato come sia “impossibile interpretare Gesù come un violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza”.
E’ “lo zelo per il Padre e per la sua casa” che “lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire Dio mediante la violenza. Infatti il ‘segno’ che Gesù darà come prova della sua autorità sarà proprio la sua morte e risurrezione. ‘Distruggete questo tempio – disse – e in tre giorni lo farò risorgere’”.
Gian Paolo Cassano
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