LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Nella prima settimana di Quaresima (dal pomeriggio di domenica 26 febbraio a sabato 3 marzo) si sono tenuti, come da tradizione, gli esercizi spirituali con il Papa e la Curia Romana. Le meditazioni sono state proposte dal card. Laurent Monsengwo Pasinya (arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo), strutturate sulle parole della prima Lettera di San Giovanni. Al termine Benedetto XVI ha ringraziato il predicatore per la “grande competenza esegetica” ed “esperienza spirituale e pastorale”, guidando gli esercizi “sempre con lo sguardo verso Dio e, proprio con questo sguardo verso Dio”, imparando “l’amore, la fede che crea comunione”.
Nella mattinata di domenica 4 marzo si è recato in visita nella parrocchia di San Giovanni Battista de La Salle, nel quartiere romano del Torrino. Nell’omelia Benedetto XVI ha ripercorso le letture, evidenziando la fede di Abramo fino ad “essere disposto anche a sacrificare il proprio figlio e, con il figlio, il futuro, perché senza figlio la promessa della Terra era niente, finisce nel niente. E sacrificando il figlio sacrifica se stesso, tutto il suo futuro, tutta la promessa. È realmente un atto di fede radicalissimo”.
Ha quindi parlato della parrocchia come il luogo per eccellenza dove vivere la propria fede, il “noi” della Chiesa e della famiglia di Dio. Riferendosi poi al “prossimo Anno della fede” ha auspicato che questo “sia un’occasione propizia … per far crescere e consolidare l’esperienza della catechesi sulle grandi verità della fede cristiana” per poter “approfondire il Credo della Chiesa, e superare quell’’analfabetismo religioso’ che è uno dei più grandi problemi del nostro di oggi”.
Si tratta di riscoprire la famiglia come “l’ambiente di vita in cui si muovono i primi passi della fede,” riscoprendo la centralità dell’Eucaristia, poiché riuniti intorno ad essa “avvertiamo più facilmente come la missione di ogni comunità cristiana sia quella di recare il messaggio dell’amore di Dio a tutti gli uomini”.
All’Angelus, commentando il vangelo della Trasfigurazione, ha esortato tutti a trovare “ogni giorno qualche momento per la preghiera silenziosa e l’ascolto della Parola di Dio.”E’ l’invito della liturgia a “salire insieme a Lui sul ‘monte’ della preghiera, per contemplare sul suo volto umano la luce gloriosa di Dio.”
“Dio è luce, e Gesù vuole donare ai suoi amici più intimi l’esperienza di questa luce, che dimora in Lui”. E’ di questa luce interiore “tutti noi abbiamo bisogno” in modo da “superare le prove della vita”.
Gian Paolo Cassano
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